La Germania ci sta: la risposta ‘all’Ira’ Usa dovrà essere comune

Ha aspettato un po' Berlino, ma quando ha avuto chiaro che l'amministrazione Biden sta giocando duro, quando ha visto che il grande processo innovatore messo in moto in Europa ben prima che negli Usa rischiava di incepparsi, ha deciso di intervenire

E insomma, ce l’eravamo detto e l’avevamo scritto. La Germania, alla fine, ci sta. Fa sempre fatica il pachiderma tedesco (possente, intelligente, ma relativamente lento nel movimenti, scarsamente pronto alle innovazioni) a capire di dover tenere in considerazione anche le posizioni di altri, perché per quanto possente sia da solo non ha la forza di concorrere contro il resto del Mondo.

E’ stato così quasi sempre negli ultimi anni, dalla lotta alla pandemia al contenimento del prezzo del gas. Ed ora, di fronte alle mosse di un gigante, ben più gigante di lei, la Germania ha reagito, per rispondere al robusto piano Usa sui sussidi (nazionali) per la tecnologia verde.

Ha aspettato un po’ Berlino, ma quando ha avuto chiaro che l’amministrazione Biden sta giocando duro, parlando direttamente alle aziende internazionali ed invitandole ad investire sotto la bandiera a stette e strisce, quando ha visto che il grande processo innovatore messo in moto in Europa ben prima che negli Usa rischiava di incepparsi, ha deciso di intervenire.

Al momento siano solo al livello di autorevoli indiscrezioni giornalistiche (non smentite però dalla fonti ufficiali), ma sembra oramai chiaro il percorso: Berlino chiederà all’Unione europea di lanciare nuovi strumenti di finanziamento comuni per rispondere al piano di Biden. Le indiscrezioni dell’agenzia Bloomberg spiegano che Scholz sosterrà l’annunciata e attesa riforma delle attuali regole sugli aiuti di stato che la Commissione europea dovrebbe proporre già a gennaio ma mettendo a disposizione altri fondi in modo che gli Stati membri con spazi di bilancio più limitati, come ad esempio l’Italia, strozzata dal debito pubblico, possano anche loro partecipare alla partita.

Ora si dovrà vedere nel dettaglio cosa ci sarà sul tavolo e cosa la Germania davvero accetterà, ma la strada sembra segnata: si dovrà andare verso un nuovo fondo europeo, una forma di debito condiviso e garantito dall’Unione stessa. Non si può rispondere ad un plurimiliardario piano Usa (quasi 370 miliardi) con mosse “di nicchia” o che non favoriscano una crescita complessiva della forza d’urto dell’Unione. Per farlo da una parte si dovrà dare fiducia ai partner, e dall’altro si dovrà mostrare di meritarla.

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