Arrestato Matteo Messina Denaro, 30 anni di storia criminale tra mafia e abusivismo

Il patrimonio ambientale di Castelvetrano, 'feudo' del boss, è stato deturpato per anni

Dopo trent’anni finalmente Matteo Messina Denaro ha le manette ai polsi. Uno dei boss più pericolosi e sanguinari della Mafia, ricercato dal 1993, era in una clinica di Palermo per terapie cliniche, quando è scattato il piano dei Ros che lo ha catturato. E’ lunga la lista delle accuse a carico di Denaro, che ha fatto il bello e cattivo tempo in Sicilia (e non solo): omicidi, stragi, pianificazione di attentati. Ma c’è anche un altro aspetto da non sottovalutare, perché l’ex alleato di Totò Riina e Bernardo Provenzano è originario di Castelvetrano, comune del Trapanese che conta oggi poco più di 30mila abitanti. In quella zona, da sempre ritenuta ‘feudo’ di Messina Denaro, per anni sono stati perpetrati abusi edilizi che hanno deturpato il patrimonio ambientale del territorio. Soprattutto a Triscina, una frazione del comune bagnata dal mare: acque limpide e cristalline, meta del turismo nazionale e internazionale. Un gioiello da difendere, ma che invece è stato invaso da case costruite al di fuori di ogni regola, anche a 150 metri dalla battigia.

Soltanto nel 2017 fu possibile abbatterne 85 di quelle abitazioni abusive, con una determina del Comune che costò circa 3 milioni di euro, grazie a un finanziamento della Cassa depositi e prestiti. Senza contare che si trattava di una piccola parte di demolizioni, visto che almeno 170 case furono dichiarate “non sanabili“, dunque da buttare giù. Altre 1.900, invece, sono state ‘salvate’ da una serie di normative che hanno permesso la regolarizzazione nei termini di legge. Con la cattura del boss ora la speranza di abitanti e associazioni è che il territorio possa essere ‘liberato’ dalle infiltrazioni, che portarono, proprio nel 2017, il Consiglio dei ministri dell’epoca a sciogliere il Comune su proposta dell’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti.

Tanti i messaggi di congratulazioni per l’arresto del boss di Cosa nostra. A partire da quello delle più alte cariche dello Stato. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha telefonato al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e al comandante dell’Arma dei Carabinieri, per esprimere le sue congratulazioni per l’arresto di Messina Denaro, realizzato in stretto raccordo con la magistratura. Mentre la premier, Giorgia Meloni, dichiara: “Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia. All’indomani dell’anniversario dell’arresto di Totò Riina, un altro capo della criminalità organizzata viene assicurato alla giustizia. I miei più vivi ringraziamenti, assieme a quelli di tutto il governo, vanno alle forze di polizia, e in particolare al Ros dei Carabinieri, alla Procura nazionale antimafia e alla Procura di Palermo per la cattura dell’esponente più significativo della criminalità mafiosa. Il governo – prosegue Meloni – assicura che la lotta alla criminalità mafiosa proseguirà senza tregua, come dimostra il fatto che il primo provvedimento di questo esecutivo, la difesa del carcere ostativo, ha riguardato proprio questa materia“.

Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, rivolgere un “sincero ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito all’arresto di Matteo Messina Denaro, la cui cattura è una notizia bellissima per la nostra Nazione. All’indomani dell’anniversario dell’arresto del Capo dei capi Totò Riina, magistratura e Forze dell’ordine hanno inferto oggi un altro colpo durissimo alla criminalità organizzata. Bene così, la lotta alla Mafia non conosca tregua“. Sentimento di “più viva soddisfazione per la cattura di Matteo Messina Denaro“, esprime pure il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che rivolge “a tutte le istituzioni e all’Arma dei Carabinieri la più sentita riconoscenza per questo risultato straordinario. Oggi hanno vinto lo Stato e gli italiani che credono nei valori della legalità e della giustizia – dichiara in una nota –. Un pensiero commosso va a tutte le vittime della mafia, alle loro famiglie e a tutti i magistrati che hanno sacrificato la propria vita nella lotta alla criminalità organizzata come i giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e il Beato Rosario Livatino“.

Grande soddisfazione viene espressa anche dal governo. “Lo Stato scrive una pagina storica della lotta alla mafia“, dice infatti il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Che aggiunge “il più sentito ringraziamento ai carabinieri del Ros, del Gis e dei comandi territoriali della Legione Carabinieri Sicilia nell’ambito delle indagini coordinate dalla procura della Repubblica di Palermo. Un plauso riconoscente anche al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al ministro della Difesa Guido Crosetto – conclude – e a tutti gli uomini e le donne che ogni giorno rischiano la vita per combattere la criminalità organizzata“.