“È successo di notte. Ero al campo due, a seimila metri di quota. A un certo punto ho dovuto aprire la cerniera del sacco a pelo e tirare fuori le gambe perché avevo caldo. È la prima volta in 22 spedizioni che mi accade qualcosa di simile. Ancora quasi non riesco a crederci”. Lo ha detto Marco Confortola, 51 anni, alpinista impegnato nella scalata del Nanga Parbat, che nei giorni scorsi ha scritto una lettera ad Attilio Fontana, presidente della Lombardia: “Volevo lanciare un messaggio: prima di tutto la vita e poi il resto. Da alpinista, guida alpina e tecnico dell’elisoccorso di Areu, il servizio di emergenza e urgenza lombardo, ci tenevo a dire che la montagna va vissuta in sicurezza e con tanto buon senso, inutile sfidarla e morire. Bisogna sapersi fermare. Un guerriero che torna vivo da una battaglia è buono per riprendere a combattere” Confortola ha poi aggiunto: “Lo zero termico era a 6.500 metri di quota, al campo base (4.200) c’erano le margherite. È la prima volta in tanti anni. Una situazione anomala e assurda. Quando ho visto staccarsi una valanga ho capito che era il momento di tornare indietro”.
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