Crescono i numeri dello sharing in Italia: trainano i monopattini

La mobilità è sempre più condivisa, trainata in particolare dal 'fenomeno monopattino'

La mobilità è sempre più condivisa. La sharing mobility sta infatti registrando ottimi numeri nel nostro Paese (seppur con alcune eccezioni), trainata in particolare dal ‘fenomeno monopattino’: un tema caldo, anche a causa delle notizie di incidenti presenti spesso nelle cronache. Eppure i vantaggi sono numerosi. Ma qual è la situazione nel nostro Paese? Secondo il sesto Rapporto nazionale sul tema elaborato dall’Osservatorio nazionale Sharing Mobility i dati sono in crescita: i viaggi effettuati nel 2021 con questa modalità sono stati circa 35 milioni, con un aumento del 61% rispetto al 2020 e del 25% sul 2019 (ultimo anno pre-pandemia). Questa soluzione, inoltre, è sempre più diffusa anche a livello di città interessate: in Italia si contano 62 capoluoghi di provincia con almeno un servizio di sharing (46, invece, quelle senza). Infine, sono stati oltre 130 milioni i chilometri percorsi in condivisione, con un incremento del 30% sul 2020.
Quanto alla tipologia, la micromobilità svolge un ruolo determinante: biciclette, scooter e monopattini rappresentano il 93% della flotta totale, contro il 77% del 2020. In questo contesto, va sottolineata l’importanza dei monopattini: la metà dei noleggi effettuati in Italia (17,9 milioni) ha coinvolto questi mezzi. Una tendenza in decisa crescita: i numeri sono raddoppiati rispetto all’anno precedente. Negative, invece, le cifre del car sharing free floating (-52% sul 2019).

Le ragioni di questo successo sono strettamente legate ai vantaggi apportati dalla mobilità condivisa. Secondo il report ‘Social benefits of shared mobility’ elaborato da Acea (Automobile Manufacturers’ Association), organizzazione europea che riunisce alcuni dei principali produttori di auto, van e bus, questa opzione è particolarmente valida per coprire il primo e ultimo miglio. Inoltre molti di questi servizi sono accessibili 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana. È dunque utile nella fasce orarie in cui non sono presenti i mezzi pubblici, ad esempio di notte.
Infine, è possibile ridurre il traffico e limitare l’inquinamento. A questo proposito, il rapporto dell’osservatorio sulla Sharing Mobility sottolinea come “il 94,5% dei veicoli in condivisione è già a zero emissioni perché o composta da veicoli completamente elettrici (dunque senza emissioni locali) o perché si tratta di veicoli senza motore, come la grande parte delle biciclette in sharing”.

Ma non mancano i problemi, in particolare per quanto riguarda i monopattini. La loro diffusione improvvisa ha suscitato polemiche e numerosi dibattiti sulla loro pericolosità. C’è infatti chi chiede ulteriori limitazioni, oltre a quelle già previste dalla legge. Ma qual è il loro reale impatto? Tra i 935 incidenti registrati nell’ambito della micromobilità (pari allo 0,5% dei sinistri complessivi), questi mezzi rappresentano il 68% del totale, ovvero i due terzi. Tuttavia, questo dato deve essere inquadrato con maggiore precisione. In base ai chilometri percorsi, il monopattino risulta ancora il più ‘pericoloso’, con 2,07 sinistri ogni 100mila km (1,72 per gli scooter e 0,74 per le e-bike). È invece al secondo posto se si valuta il numero di noleggi: 5,01 incidenti ogni 100mila spostamenti, preceduti dagli scooter (7,77).

Uno dei fattori correlati alla maggiore incidentalità dei monopattini è l’età: questi mezzi vengono usati dagli under 30 in quasi il 60% dei casi. Talvolta, infatti, i ragazzi non hanno ancora sviluppato quelle attitudini – quali la prudenza e l’adozione di comportamenti corretti alla guida – che in genere si radicano con l’esperienza sulla strada (dopo aver preso la patente). Inoltre bisogna considerare che questi mezzi sono una novità e quindi richiedono una maggiore dimestichezza. Di solito gli incidenti avvengono infatti soprattutto in occasione dei primi utilizzi.