Energia, luce e gas bollenti. E governi al buio

Il prezzo base riferito alla Germania è schizzato a 551 euro/MWh. Un euro in meno rispetto al valore francese. In Italia è leggermente più basso: 536 euro/MWh

Gea l’aveva segnalato giorni fa: la siccità frena i trasporti di carbone lungo il fiume Reno in Germania e toglie materia prima (l’acqua) alle centrali idroelettriche. Se c’è caldo, però, le famiglie accendono il condizionatore. La domanda di corrente dunque è ai massimi, i prezzi di conseguenza prendono il volo. All’Eex di Lipsia, la principale piattaforma finanziaria di scambi di “power”, ovvero di energia, il prezzo base riferito alla Germania è schizzato a 551 euro/MWh. Un euro in meno rispetto al valore francese, dove la produzione è in difficoltà per le manutenzioni alle centrali nucleari. Ma anche oltralpe le temperature sono alte e l’acqua non è ai livelli degli scorsi anni.

L’effetto domino franco-tedesco fa male a tutti i Paesi limitrofi, da Belgio e Olanda, fino a Svizzera e Austria. Prezzi bollenti della luce, che a loro volta fanno esplodere quelli del gas, necessario – in assenza di altri fonti – per produrre energia elettrica.
Ad Amsterdam, i futures di settembre sul gas naturale raggiungono addirittura i 250 euro/MWh, una quotazione che non si vedeva da inizio marzo, poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. A soffiare sul fuoco ci pensa anche Gazprom, il gigante russo degli idrocarburi prevede addirittura un valore dell’oro bianco a 4000 dollari per mille metri cubi, ovvero 374 euro/MWh. A detta di Mosca insomma il peggio non sarebbe ancora arrivato. Il metano potrebbe crescere quest’inverno di un altro 50-60 per cento. Intanto gli approvvigionamenti verso l’Europa, attraverso North Stream 1, sono sempre al 20% della potenzialità.

Il tema dell’accaparramento di gas è cruciale, specie in Germania: il governo ha introdotto una tassa (500 euro a famiglia) per permettere agli operatori – in primis Uniper – di aver più liquidità possibile per fare incetta di metano. Gli stoccaggi sono pieni al 70% in Europa (74% in Italia), ma bisogna arrivare al 90% per novembre.
Il mercato, sempre ad Amsterdam, non crede in realtà molto a Gazprom, dato che i futures invernali prevedono un prezzo elevato, fino a 250 euro/MWh di febbraio 2023, tuttavia non scommette nemmeno in una diminuzione delle quotazioni. Stando sempre ai futures il gas scenderà sotto i 200 euro/MWh nel primo trimestre 2024.
Cresceranno di sicuro i prezzi dell’energia elettrica, specie in Francia dove un megawattora veniva scambiato lunedì a 1175 euro con scadenza gennaio 2023.

In Italia? Si segue il mercato. Il prezzo della luce oggi è più basso di Germania e Francia, evento più unico che raro, benché sia sempre intorno ai 536 euro/MWh. Da noi è scesa la temperatura in questi ultimi giorni. Il prezzo del gas però è uguale in mezza Europa. La segnalazione di Arera di dieci giorni fa – bollette +100% a ottobre – è sempre più realistica.
D’altronde questa spirale finanziaria su luce e gas non pare frenabile nel breve termine. I governi europei e i nostri politici non sanno fare altro che promettere aiuti alle famiglie, che ovviamente arriveranno sotto forma di nuovo debito pubblico. Ma è proprio questo rito che manterrà i prezzi alle stelle.