Fondo sociale clima, la proposta Ue contro i costi della transizione

Questa misura ha come obiettivo il sostegno di famiglie e cittadini vulnerabili negli investimenti in efficienza energetica, in mobilità più green e nuovi sistemi di raffreddamento e riscaldamento delle case

transizione verde

Per ammortizzare i costi sociali della transizione verde e in particolare dell’introduzione del secondo sistema Ets per edifici e trasporti, la Commissione Europea ha proposto nel pacchetto ‘Fit for 55’ di introdurre un ‘Fondo sociale per il clima‘ (‘Climate action social facility’), per sostenere le famiglie e cittadini più vulnerabili a investire nell’efficienza energetica, in mobilità più green e nuovi sistemi di raffreddamento e riscaldamento delle case.

Si tratta di un fondo di compensazione sociale, dal valore di 72,2 miliardi di euro tra 2025 e 2032 che la Commissione europea pensa di co-finanziare attraverso il 25% delle entrate previste dal nuovo sistema Ets (il sistema europeo di scambio di quote di emissioni di CO₂) dedicato alle emissioni dell’edilizia e dei carburanti per il trasporto su strada. Il resto (75%) è assegnato attraverso i bilanci degli Stati membri. Secondo le stime provvisorie della Commissione, l’Italia sarebbe il terzo Paese per quantità di finanziamenti con quasi 8 miliardi di euro tra 2025 e 2032. Prima di Roma, la Polonia (12 miliardi di euro) e la Francia (8 miliardi di euro), segue la Spagna con quasi 8 miliardi.
Il Parlamento europeo riunito a Strasburgo dal 6 al 9 giugno è chiamato a finalizzare la sua posizione su otto dossier del pacchetto ‘Fit for 55’, proposto a luglio 2021 dalla Commissione Ue con l’obiettivo di portare il Continente a tagliare le emissioni di gas serra del 55% (rispetto ai livelli registrati nel 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per l’azzeramento delle emissioni entro il 2050 (la neutralità climatica). Tra le otto proposte all’ordine del giorno della plenaria, l ’Aula di Strasburgo voterà sulla relazione, elaborata congiuntamente dalle commissioni Ambiente (Envi) e Occupazione e affari sociali (Empl) del Parlamento, a prima firma dell’eurodeputata del Partito popolare europeo, Esther de Lange, che mira a stabilire definizioni comuni in tutta l’Ue su cosa sia la povertà energetica e la povertà da mobilità, perché il Fondo vada a beneficio delle famiglie, delle microimprese e degli utenti dei trasporti più vulnerabili e particolarmente colpiti dall’impatto della transizione.

Dal momento che il Parlamento nota che ci sono ancora molte differenze tra Stati membri nella definizione, chiede alla Commissione europea di valutare entro il primo luglio 2026 come queste vengono interpretate nei diversi Stati membri e, se necessario, presentare una proposta per un approccio unitario. Per accedere alle risorse del Fondo, gli Stati membri dovranno presentare dei “piani sociali per il clima”, ovvero dei piani formulati con le autorità locali e regionali, le parti economiche e sociali e la società civile in cui i governi dovranno indicare quali misure intendono introdurre per affrontare la povertà energetica e della mobilità. Secondo i deputati, tra queste misure i governi dovrebbero includere misure temporanee di sostegno diretto al reddito (come una riduzione delle tasse e delle tasse sull’energia), purché siano limitate a un massimo del 40% del costo totale stimato di ciascun piano nazionale per il periodo 2024-2027 e gradualmente eliminate entro la fine del 2032.