I leader Ue alla ricerca di soluzioni contro la crisi alimentare

Affrontando la causa scatenante della crisi, i 27 Stati membri ribadiscono la “ferma condanna alla distruzione e appropriazione illegale della produzione agricola” messa in atto dall’esercito russo

Grano ucraino

Aumentare la cooperazione con i partner africani e internazionali sulla sicurezza alimentare e cercare una via per superare il blocco russo delle 20 milioni di tonnellate di grano ferme nei porti ucraini. Emergono queste due linee generali dalle conclusioni del Consiglio Europeo del 30-31 maggio sulla questione della crisi alimentare innescata dall’aggressione militare di Mosca in Ucraina.

Affrontando la causa scatenante della crisi, i leader Ue hanno ribadito la “ferma” condanna alla “distruzione e appropriazione illegale della produzione agricola” messa in atto dall’esercito russo. Che, come ricordato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, alla stampa, “non solo blocca le esportazioni di grano e cereali dai porti del Mar Nero, ma bombarda deliberatamente i depositi e mina i campi coltivabili o dove ci sarà raccolto”. Oltre alla necessità della rimozione del blocco marittimo, in particolare nel porto di Odessa, il Consiglio Ue ha riconosciuto che la soluzione nell’immediato deve essere un’accelerazione sui corridoi di solidarietà proposti dalla Commissione, che permettano ai generi alimentari di raggiungere via terra e via ferrovia i Paesi membri e, di lì, i popoli più vulnerabili nel mondo.

Altre due soluzioni da sondare, ma con “poche possibilità di riuscita” – come spiegato dal presidente del Consiglio Ue, Charles Michel – sono quelle di “un corridoio marittimo nel Mar Nero” e un “accesso ai porti Mar Baltico attraverso la Bielorussia”. La prima è “minata dall’atteggiamento della Russia”, la seconda dalla “posizione di Minsk, che aiuta Mosca in questa guerra”. È qui che si inserisce il discorso della cooperazione internazionale, fermo restando che, per usare le parole di von der Leyen, “la crisi alimentare globale è imputabile solo alla guerra della Russia in Ucraina, dire che è colpa delle nostre sanzioni è disinformazione del Cremlino”. I Ventisette hanno accolto favorevolmente le iniziative delle Nazioni Unite, del G7 e multilaterali per “mitigare le conseguenze sui livelli dei prezzi, sulla produzione e sull’accesso e la fornitura di cereali”, ribadendo l’impegno a “mantenere il commercio globale di prodotti alimentari di base libero da barriere ingiustificate”.

A proposito di cooperazione internazionale, l’Ue sta rafforzando il confronto con i leader africani. La presidente von der Leyen ha annunciato che viaggerà presto al Cairo per incontrare il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, con l’obiettivo di “affrontare le questioni di sicurezza alimentare anche in senso regionale, non solo europeo o dell’Ucraina”. Ai 27 capi di Stato e di governo Ue riuniti a Bruxelles si è invece rivolto il presidente del Senegal e di turno dell’Unione Africana, Macky Sall, che ha ribadito l’unità d’intenti tra i due partner per affrontare una crisi che sta colpendo duramente i Paesi dell’Africa: “Nel 2020, circa 282 milioni di persone erano già sottonutrite, il peggio potrebbe ancora venire se la tendenza attuale dovesse continuare”. Ecco perché “bisogna fare tutto il possibile per liberare le scorte di grano disponibili e garantire il trasporto e l’accesso al mercato, per evitare lo scenario catastrofico della scarsità e dell’aumento generalizzato dei prezzi”, ha esortato il presidente Sall parlando ai Ventisette. Inequivocabile l’approccio dell’Unione Europea, secondo le parole di von der Leyen: “Non abbiamo mai imposto sanzioni sui prodotti agricoli e alimentari, sui fertilizzanti e sui concimi e non lo faremo mai, questa è stata una decisione umanitaria chiara, tutti devono poterne averne accesso”.