Idrogeno per auto, bus, treni e aerei: a che punto siamo?

Oltre a promuovere la produzione di idrogeno, l’Italia vuole aumentarne l’impiego nel settore dei trasporti per tendere a un modello di mobilità a zero emissioni

idrogeno

L’idrogeno è stato individuato come risorsa chiave per la decarbonizzazione: il target fissato dall’Europa è l’inserimento, nel mix energetico, dell’idrogeno verde fino al 13-14% entro il 2050. L’Italia si è allineata alla strategia europea e intende promuovere non solo l’utilizzo, ma anche la produzione di idrogeno. L’altro obiettivo del nostro Paese è di aumentarne l’impiego nel settore dei trasporti, per tendere a un modello di mobilità a zero emissioni.

L’idrogeno appare una soluzione molto interessante per il trasporto di lungo raggio, quindi per treni e aerei, ma anche per il trasporto pubblico locale. A livello ferroviario, il Pnrr ha già individuato alcune regioni in cui sperimentare: Abruzzo, Calabria, Lombardia, Puglia, Sicilia e Umbria. Si tratta di regioni che presentano ancora un ampio utilizzo di treni diesel su linee non elettrificate. Osservata speciale anche la Sardegna, la cui intera rete ferroviaria è non elettrificata, oltre a Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte e Toscana. L’idea dell’intervento sulla rete ferroviaria nasce dall’esigenza di rinnovare il parco treni: sostituire i convogli diesel con quelli a idrogeno consentirebbe di servire tutte quelle linee (circa un decimo dell’intera rete ferroviaria nazionale) che attualmente non possono essere elettrificate per problemi di varia natura. Gli studi di fattibilità hanno evidenziato come le aree della Valcamonica (la linea Brescia-Iseo-Edolo, con la prima consegna prevista a dicembre 2023) e del Salento (Lecce-Gallipoli-Leuca) siano ritenute le più idonee a sviluppare non solo la sperimentazione dei convogli, ma anche la produzione e la distribuzione dei treni a idrogeno. È atteso nel 2023 in Italia il convoglio a idrogeno Coradia iLint, un progetto sviluppato da Alstom, ideale per le tratte minori e già testato in Francia.

Il nostro Paese sta lavorando anche alla svolta nei cieli. Gli aeroporti di Milano hanno siglato un accordo con Airbus per sviluppare in futuro gli impianti che potranno occuparsi della ricarica non solo dei mezzi aeroportuali, ma anche degli aerei. Al momento sul mercato sono disponibili solamente dei prototipi, ma Airbus punta a lanciare entro il 2035 il primo jet commerciale a zero emissioni. Sea, che gestisce gli scali di Linate e Malpensa, ha siglato il memorandum d’intesa per lo studio e l’implementazione di progetti relativi alla distribuzione dell’idrogeno, con l’obiettivo finale di sviluppare un hub per il rifornimento per uso non aeronautico e di infrastrutture per l’uso di idrogeno nell’aviazione nel lungo periodo.

Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, la Provincia Autonoma di Bolzano è in prima fila: dopo aver già dato il via negli anni scorsi all’utilizzo di alcuni prototipi per il trasporto cittadino, nel 2021 è arrivata una flotta di 12 mezzi totalmente alimentati a idrogeno non inquinante, prodotto interamente con fonti energetiche rinnovabili. Sono molte le città che si stanno adeguando a questa transizione, da Trieste a Venezia: quest’ultima ha già annunciato che si doterà di una flotta di 90 autobus a idrogeno, con il primo lotto in strada nel 2024.

Ancora lontano, invece, l’utilizzo su larga scala delle automobili a idrogeno. Queste vetture presentano vantaggi significativi – assenza di emissioni, comfort di guida simile alle auto elettriche, considerevole autonomia e non richiedono le lunghe ricariche alla colonnina – ma anche diversi svantaggi, dai costi proibitivi alla pressoché totale assenza di un’infrastruttura di rifornimento. Problematiche ancora tutte da risolvere: in primis, ovviamente, la produzione sostenibile di idrogeno, per il quale l’Italia è al lavoro con progetti a lungo termine.