Non c’è più diesel e tra due mesi scatta l’embargo russo

Secondo Dario Scaffardi, ex amministratore delegato della raffineria Saras, "è la più grande crisi di gasolio mai vista"

“È certamente la più grande crisi del diesel che abbia mai visto”, ha detto a Bloomberg Dario Scaffardi, ex amministratore delegato della raffineria Saras. C’è chi parla di tempesta perfetta, di scorte in esaurimento proprio a ridosso del generale inverno, di prezzi che saliranno alle stelle. Intanto trasportatori e cittadini comuni stanno notando che da mesi ormai il prezzo del gasolio al distributore è superiore a quello della benzina. La guerra in Ucraina è stata la miccia, ma la polvere da sparo era già presente sul mercato. La pandemia e i suoi lockdown avevano distrutto la domanda di diesel, costringendo le raffinerie soprattutto americane a chiudere alcuni impianti, dato che erano sempre meno redditizie. Una scelta dettata anche dalla transizione energetica, che lentamente aveva già ridotto gli investimenti. Bloomberg ricorda che dal 2020, la capacità di raffinazione degli Stati Uniti si è ridotta di oltre un milione di barili al giorno. Il boom della domanda post Covid ha così messo a nudo la scarsità di gasolio, almeno nel mondo occidentale.
Le scorte di diesel negli Stati Uniti sono precipitate al livello più basso dal 1982, quando il governo ha iniziato a comunicare i dati sul carburante. E le forniture per questo periodo dell’anno sono ai livelli più bassi di sempre. Mark Finley, ricercatore di energia presso il Baker Institute of Public Policy della Rice University, ha spiegato a Bloomberg che i prezzi elevati del gasolio potrebbero costare all’economia statunitense 100 miliardi di dollari. Secondo l’Energy Information Administration, gli Stati Uniti hanno ora solo 25 giorni di fornitura di diesel, il minimo dal 2008. E mentre le scorte sono ai minimi storici, la media mobile di quattro settimane dei distillati forniti – un indicatore della domanda – è aumentata al livello stagionale più alto dal 2007.
La sete di diesel americana sta mettendo in difficoltà anche l’Europa. Come rivela Cnbc i grandi commercianti stanno dirottando le petroliere dal Vecchio Continente agli Stati Uniti perché il prezzo del diesel statunitense è ora più alto che da noi e quindi possono realizzare un profitto maggiore.  Secondo MarineTraffic, la petroliera Thundercat, originariamente destinata ai Paesi Bassi dopo essere stata caricata in Medio Oriente con circa 650mila barili (l’equivalente di 27 milioni di galloni) di gasolio, è andata a New York. Un’altra nave cisterna, Proteus Jessica, caricata nell’area di Singapore con una fornitura di gasolio simile, si è diretta anch’essa verso la Grande Mela.
L’imminente divieto del greggio russo verso l’Europa potrebbe peggiorare la situazione.  Per non parlare dell’embargo di febbraio sui derivati del petrolio di Mosca. “La Ue deve sostituire in media 2 milioni di tonnellate di diesel importato dalla Russia”, ha affermato alla Cnbc il capo analista marittimo di Bimco (Baltic and International Maritime Council), Niels Rasmussen: “Inoltre, l’Agenzia internazionale dell’energia ha stimato che la domanda dell’Ue di prodotti raffinati aumenterà di 300mila-500mila barili al giorno durante l’inverno per soddisfare la domanda di riscaldamento”.
In tutto questo il governo italiano sta provando a risolvere il problema della raffineria di Priolo, di proprietà della russa Lukoil. Il tempo a disposizione è sempre meno. Il prezzo del diesel sale sempre di più.