Non solo penne: anche il pesto è sempre più green

Tutti gli acquisti fatti da Barilla rispettano, inoltre, la Carta del Basilico, un insieme di principi identificati dal gruppo che hanno l’obiettivo di promuovere la sostenibilità lungo tutta la filiera dell’ingrediente

Non solo pasta, ma anche sughi, farine, cereali, cous cous e pesto. Sono tanti i prodotti firmati Barilla che ogni giorno finiscono sulle tavole degli italiani. Secondo Matteo Gori, Global Pesto Development Director, ad accomunarli sono, tra le altre cose, la qualità delle materie prime e l’attenzione per la sostenibilità ambientale. Il re del pesto è ovviamente il basilico ed è su questo ingrediente che la divisione ha concentrato maggiormente i propri sforzi: “Oggi tutti i nostri condimenti utilizzano foglie provenienti esclusivamente da agricoltura sostenibile, ad eccezione del Pesto Ricetta Gourmet ancora in fase di certificazione”, conferma Gori. A raccontare ai consumatori questa scelta è il logo ‘Basilico di Agricoltura sostenibile’ presente su tutte le confezioni escluse quelle in cui lo spazio in etichetta è limitato: “È una dicitura che porta con sé una serie di garanzie e prerequisiti: per noi significa certificazioni, controlli, accordi di filiera e buone pratiche agricole”.

L’impegno di Barilla è confermato anche dagli standard internazionali: “Abbiamo deciso di adottare su base volontaria la certificazione ISCC PLUS (International Sustainability and Carbon Certification), che si applica alla gestione sostenibile nel settore alimentare e si basa sullo Standard ISO 9001. Si fonda sull’osservanza di principi di sostenibilità specifici: la protezione della biodiversità e dei suoli con un elevato stock di carbonio, il mantenimento di buone condizioni agronomiche e ambientali, il rispetto dei diritti umani, la limitazione delle emissioni di gas serra”.

Tutti gli acquisti fatti da Barilla rispettano, inoltre, la Carta del Basilico, un insieme di principi identificati dal gruppo che hanno l’obiettivo di promuovere la sostenibilità lungo tutta la filiera dell’ingrediente. “Volevamo prenderci cura non solo del nostro basilico, ma anche dei campi e delle persone da cui è coltivato. È nato così questo documento che racconta la storia del nostro percorso e che include un insieme di regole e raccomandazioni agronomiche e di relazione con i fornitori”.

Un cammino che Barilla ha deciso di portare avanti coinvolgendo atenei e istituzioni: “Alcune indicazioni sono state definite in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie e Alimentari dell’Università di Bologna ed il Centro di sperimentazione ed assistenza agricola della camera di commercio di Riviera Ligure (CeRSAA)”. Tra i principi cardine ci sono la rotazione delle colture per preservare la salute del suolo e la tutela della biodiversità, destinando il 3% dei campi di basilico alla coltivazione di piante e fiori che forniscono riparo agli insetti essenziali per l’ecosistema. Un’attenzione particolare è poi riservata all’impatto sociale della coltura: “Il documento tutela i legami pluriennali di Barilla con i propri basilicoltori, che garantiscono da un lato una produzione continuativa e di qualità, dall’altro un sostegno concreto ai coltivatori, all’economia e alla produzione locale”.

Ma non di solo basilico è fatto il pesto. Barilla sceglie con cura tutte le materie prime utilizzate nelle ricette “anche se per il momento la certificazione di agricoltura sostenibile riguarda solo la filiera del basilico”, ammette Gori. Ma la direzione futura della divisione è chiara: “La certificazione ISCC plus e la Carta del Basilico sono solo l’inizio del percorso di sostenibilità della filiera che Pesto Barilla sta intraprendendo”.

A destare qualche preoccupazione è però la situazione internazionale, con la guerra tra Russia e Ucraina che incide profondamente sul commercio globale. “Non compriamo olio di girasole direttamente dall’Ucraina, ma siamo stati colpiti dal blocco delle esportazioni fatto da altri Paesi”. Il conflitto ha costretto Barilla a rivedere le proprie ricette: “Per garantire la presenza del nostro pesto sugli scaffali di tutto il mondo abbiamo dovuto prendere la sofferta decisione di utilizzare una miscela di olio d’oliva e olio di girasole”. Nonostante questo gli standard qualitativi, assicura Gori, sono rimasti gli stessi: “Non abbiamo ad esempio sostituito l’olio di girasole con l’olio di palma in nessun prodotto del gruppo Barilla, in linea con la scelta di sostenibilità adottata nel 2016”.

(Photo credit: Barilla)