A Fincantieri “dobbiamo diventare i più pionieri, i più imprenditori, i manager più coraggiosi” verso la decarbonizzazione, dice Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri. Il percorso è quasi trentennale, con step già fissati come il Fit for 55, che mira ad abbattere appunto il 55% delle emissioni entro il 2030, e poi c’è il traguardo finale del Net zero, ovvero -100% di emissioni nel 2050. Una traiettoria che rivoluzionerà il settore del trasporto navale, durante la quale – parole sempre dell’amministratore delegato – “dobbiamo risolvere il problema dei nostri clienti”, gli armatori, in un settore per definizione hard to abate ovvero con emissioni difficili da abbattere. “Oggi il nostro cliente ha un problema che sta diventando cash e l’industria deve fornire soluzioni abilitanti a questi clienti. L’industria è il famoso ecosistema, non solo Fincantieri. Questo è un po’ il grande tema che stiamo affrontando, considerando che l’armatore non può cambiare il prodotto che acquista dopo tre anni, deve prendere delle decisioni tecnologiche su un orizzonte a 30 anni, poiché una nave ha una vita utile di 30 anni”.
Nel concreto – sottolinea Folgiero – “abbiamo già disegnato un nuovo layout di nave, che prima di arrivare in sala macchine, dove uno si immagina un po’ il quartier generale delle emissioni, abbiamo cercato di ridurre le emissioni sul resto dell’asse. Siamo pionieri sui tipi di vernici che aumentano la fluido-dinamica. Abbiamo co-brevettato un sistema che crea delle bolle d’acqua sotto la chiglia e abbassa i consumi, perché il primo modo per non emettere è non consumare. Stiamo lavorando sull’energy management a livello di dati industriali, stiamo lavorando sui materiali compositi per alleggerire la nave. Stiamo cercando di ridurre, prima di tutto, le emissioni su quel pezzo del dominio che non è la sala macchina, i carburanti, e sotto la nostra design authority. E con questo set di interventi possiamo dire a un armatore che se viene da noi, la nave Fincantieri, prima di andare in sala macchina, risparmia il 33% delle emissioni rispetto alla nave base, dell’anno base Fit for 55. Poi siamo entrati in sala macchine”, prosegue il manager di Fincantieri, zona dove si concentra il piano industriale 2023-2027.
Nei prossimi quattro anni il gruppo presenta una chiara strategia per realizzare navi sempre più ecologiche, sicure e performanti, proiettandosi verso la nave del futuro, sostenibile e digitale, caratterizzata da un impatto ambientale nullo e dotata di funzionalità altamente tecnologiche. Nell’ambito della transizione energetica, infatti, oltre a tematiche relative alla cattura di CO2 e all’impiego di combustibili alternativi nel settore navale, quali Gnl e metanolo, Fincantieri sta lanciando dei progetti sull’impiego dell’idrogeno. “Abbiamo lavorato con gli armatori per creare un mix di motorizzazione, che può essere l’idrogeno, per 5-6 MW, che consente di fare le operazioni in porto a motori spenti. Consideriamo che una grande nave fa 60 MW, quindi 5 MW è ancora poco. Stiamo affrontando tutti i problemi di marinizzazione dell’idrogeno, la molecola più irrequieta della tavola degli elementi, che ha una tendenza a esplodere, ha un’intensità energetica bassa, circa un quinto rispetto ai carburanti tradizionali, e la nave è tutto spazio e peso”, prosegue Folgiero.
“È peso perché deve galleggiare per la legge di Archimede. È spazio perché il tuo payload (carico pagante, ndr) va preservato. Quindi, l’intensità 1:5 è un bel problema sulla nave. Però lo stiamo marinizzando, stiamo prendendo le autorizzazioni dagli enti di classifica, stiamo portando a bordo 5 MW di idrogeno”. Certo – prosegue il manager di Fincantieri – “sull’economia dell’idrogeno sappiamo che sussistono temi di costo al chilo, di elettroni verdi sufficienti alla produzione di idrogeno, di distribuzione dell’idrogeno, temi giganteschi che non devono essere una scusa. Vogliamo infatti dimostrare che se qualcuno mette a disposizione in banchina 5 MW, noi realizziamo anche la nave ad idrogeno”.
Nel frattempo già ora “l’impiego di combustibili alternativi, insieme a tematiche relative alla cattura di CO2 e alla capacità di riciclare i rifiuti prodotti a bordo – oggi le nostre navi raggiungono una quota del 90% – rivestono un ruolo primario nella riduzione dell’impatto ambientale. Il Gnl si presenta come il combustibile marino più pulito attualmente disponibile su larga scala e già il prossimo anno consegneremo la prima unità ad alimentazione duale diesel e Gnl, la Sun Princess del gruppo Carnival”, fa sapere Folgiero. “La traiettoria verso il target net zero passerà per il metanolo, per cui abbiamo già ottenuto i primi ordini, l’ammoniaca e l’idrogeno: la prima è in sperimentazione nelle navi per l’offshore, mentre l’idrogeno è già una fonte ausiliaria nelle operazioni in porto delle navi da crociera, grazie all’esperienza della nostra nave-laboratorio Zeus, alimentata tramite fuel cell e prima nel suo genere al mondo“.
Infine, con obiettivo 2050, c’è l’ipotesi nucleare. “Abbiamo sottoscritto con newcleo un accordo che ci permetterà di studiare applicazioni nucleari di IV generazione per navi di grandi dimensioni. Oltre a newcleo, che porta il know-how, abbiamo come partner il Rina, ente di classifica internazionale di primo livello, impegnato nella certificazione di ogni soluzione secondo i più alti standard richiesti, primo fra tutti quello della sicurezza“. Sfruttando l’energia dell’atomo, “un pieno di una nave durerebbe 15 anni”, conclude Folgiero.