Sostanze tossiche per cena. Le conseguenze degli incendi

È necessario proteggere boschi e foreste non solo in quanto patrimonio della transizione ecologica, ma perché attraverso gli incendi la loro combustione può risalire la catena alimentare fino ad arrivare alle nostre tavole

incendi

Brucia un bosco in Italia. Tre anni dopo le sostanze tossiche sprigionate dagli incendi sono nella “pancia” dei pesci del Mediterraneo. Detta così è una semplificazione, certo. Si tratta in realtà di un lungo percorso che coinvolge numerosi processi chimici e fisici. Ma dopo un inverno in cui abbiamo avuto un terzo di piogge in meno rispetto alle previsioni (secondo i dati da poco segnalati da Coldiretti) diventa più urgente ripensare, anche con l’aiuto della scienza, alla prevenzione degli incendi, già aumentati lo scorso anno del 148%.

Sia perché boschi e foreste sono un patrimonio della transizione ecologica, oltre che della biodiversità: in Italia contribuiscono a sequestrare circa 30 milioni di tonnellate l’anno (dicono i dati Ispra) pari al 6% circa delle nostre emissioni di gas serra. Sia perché i prodotti nocivi della combustione coinvolgono ecosistemi lontani, e possono risalire la catena alimentare fino, potenzialmente, alle nostre tavole.

Il percorso delle sostanze tossiche – in particolare di 16 diversi idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) – dagli incendi boschivi fino all’ecosistema del Mediterraneo, è stato ricostruito grazie al lavoro di un team di ricercatrici e ricercatori dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca guidato dall’ecologa Sara Villa.

Dal momento del rogo, i contaminanti vengono trasportati attraverso l’atmosfera fino a entrare in contatto con l’ambiente marino. Da qui, attraverso processi di ripartizione, arrivano a legarsi con i sedimenti marini. Esponendo gli organismi che vivono in essi.

Gli idrocarburi Ipa che abbiamo osservato“. spiega la professoressa Villa, “hanno una lipofilia medio-alta“, tendono quindi ad accumularsi nei grassi. “Le sostanze inquinanti vengono così sequestrate alle attività metaboliche degli organismi, e immagazzinate senza che nessun sistema possa espellerli“. Da qui il salto nella catena alimentare è inevitabile: quando un predatore mangia un altro organismo ne assume anche il contaminante. E alimentandosi tutti i giorni ne aumenta continuamente la concentrazione.

La correlazione incendi e cambiamenti climatici è sempre più evidente. E i ricercatori propongono una soluzione per aiutare a prevenirli: “È importante promuovere il ripopolamento dei boschi“, spiega Sara Villa, “gli animali, sia selvatici sia addomesticati, sono molto efficaci nel pulire l’ambiente da sterpaglie e piante erbacee, che una volta secche costituiscono il primo combustibile per gli incendi“. L’aumento della nostra consapevolezza è un primo passo.