Vaticano, super-tech e impianti a goccia: acqua a spreco zero

Il responsabile del Servizio giardini e ambiente, Rafael Tornini, ha spiegato a GEA: "Il vero segreto dell'efficientamento è la scienza, qui la gestione di tutto è completamente informatizzata"

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Nello Stato Città del Vaticano guidato da Francesco, l’acqua è a spreco zero. L’impianto che serve i 15 ettari di giardino e che dà vita alle 100 fontane dislocate sul territorio è preziosa più dell’oro. Lo dimostra l’incredibile impianto installato di recente, che ha sostituito quello degli anni ’30 del Novecento, già all’avanguardia per l’epoca. “Per noi l’acqua è davvero una risorsa, la nostra linea guida è la Laudato Si’, è l’enciclica che ci dà le linee“, spiega a GEA Rafael Tornini, responsabile del Servizio giardini e ambiente, nella direzione infrastrutture e servizi del governatorato. “È un concetto basilare, che va al di là delle buone pratiche, l’acqua è una risorsa esauribile“, osserva.

In queste settimane di siccità, molte sono state spente e i prati sono tenuti al limite della sete, è una questione etica. “Li vede quei punti di giallo? È solo perché non è il momento degli sprechi“, insiste il funzionario. Un altro ‘trucco’ per utilizzare meno acqua sui prati è mantenerli alti di almeno sei centimetri: “Più è alto il prato, meno acqua serve, perché si abbassa temperatura del terreno“. Ma il vero segreto dell’efficientamento è la scienza. “L’impianto precedente aveva particolarità uniche per i tempi – ricorda Tornini -. Novanta anni dopo, abbiamo utilizzato il massimo della tecnologia per avere un risparmio notevole, il 60%“.

Trenta chilometri di tubature a goccia circondano siepi e arbustive, sul modello israeliano, mentre le parti a prato utilizzano irrigatori dinamici o statici, ma sempre con ampio risparmio. La gestione di tutto è completamente informatizzata. Due stazioni meteo, trentatre armadi, sette elettrovalvole e una centralina comunicano con software tramite un ponte radio. L’acqua è programmata in funzione del periodo, poi tramite le centraline meteo si può sapere se ci sono piogge in arrivo, quindi non servirà innaffiare. Non c’è una maglia di sensori di umidità sul terreno perché la collina ha diversità enormi: “Facciamo prelievi a campione e ci muoviamo in funzione di quello“. Durante gli scavi per l’impianto, sono stati prelevati campioni di terreno “molto focalizzati“, per conoscerne la qualità in ogni zona. “Già sapendolo, riusciamo a capire la quantità di acqua di cui il prato ha bisogno. Il software comunica con l’impianto che ne fornisce più o meno a seconda delle necessità“. Tutto si può controllare da remoto: “Se c’è un problema a una tubatura o si rompe un irrigatore perché qualcuno ci è passato sopra, il sistema lancia un allarme e noi chiudiamo quella elettrovalvola che ci dice che c’è un’anomalia“. Questo consente di avere non solo una gestione ordinata della risorsa, ma anche delle piante in salute, perché “il risparmio idrico non è solo risparmio su risorse esauribili, ma è anche benessere del giardino“.