Fiducia di riuscire a trovare una maggioranza qualificata tra gli Stati membri Ue sulla riforma del mercato elettrico, ma restano ancora diversi nodi importanti da sciogliere a livello politico. Dopo la riunione tra gli ambasciatori dei 27 Stati membri Ue che si è tenuta venerdì in vista del Consiglio Energia di lunedì si respira ottimismo sul riuscire a raggiungere un accordo sulla riforma del mercato elettrico proposta dalla Commissione europea il 14 marzo scorso. Anche se un accordo ancora non c’è e a scioglierli dovranno essere i 27 ministri dell’Energia che lunedì si incontreranno a Lussemburgo al Consiglio Energia, dove cercheranno di adottare un approccio generale sul dossier, ovvero la posizione del Consiglio per avviare i negoziati con l’Europarlamento dopo l’estate.
“Siamo in fase di negoziato, ci sono ancora differenti opinioni su vari aspetti” della riforma, “sono fiducioso che riusciremo a trovare una maggioranza qualificata”, riferisce un alto funzionario dell’Ue alla vigilia della riunione, senza però sbilanciarsi troppo sull’esito dell’incontro di inizio settimana. Chiaro è che al Consiglio Energia di lunedì arriverà un testo di compromesso – il sesto in tutto, presentato dalla presidenza di Svezia alla guida semestrale dell’Ue – ancora aperto e su cui i ministri dovranno continuare a lavorare, dal momento che gli ambasciatori degli Stati membri hanno lasciato diverse questioni irrisolte. Tra queste, spiegano fonti dell’Ue, la questione di dove indirizzare le entrate provenienti dai contratti per differenza, parte centrale della riforma di Bruxelles per rendere più stabile il prezzo dell’energia.
La Commissione ha puntato nella proposta di marzo a orientare il mercato sui contratti a lungo termine in modo che sia regolato così: da un lato incentivi ai contratti di acquisto di lungo periodo per l’acquisto di energia rinnovabile, le cosiddette tecnologie inframarginali, e dall’altro i contratti per differenza, in cui se il prezzo di mercato è superiore al prezzo indicato nel contratto il produttore o lo stato pagano la differenza al consumatore. La proposta della Commissione obbligherebbe a reindirizzare le entrate verso i consumatori e gli Stati membri stanno cercando di ammorbidire questo aspetto del compromesso. Altra questione che resta in sospeso, a quanto si apprende, sono i meccanismi di capacità, ovvero i regimi di sostegno per assicurare l’energia nei casi di picchi dei prezzi o altre situazioni di crisi. La presidenza di Svezia alla guida dell’Ue ha messo sul tavolo giovedì una nuova proposta di compromesso per contribuire al dibattito di oggi in seno al Coreper e nell’ultima versione ha aperto a meccanismi di capacità agli impianti ad alte emissioni, una proposta che potrebbe alimentare tensioni con l’Eurocamera in sede di negoziato. La proposta deve essere approvata dal Consiglio a maggioranza qualificata, che si raggiunge quando il 55% degli Stati membri vota a favore (in pratica, 15 Paesi su 27) e rappresentano almeno il 65% della popolazione totale dell’Ue.
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