Germany's Foreign Minister Johann Wadephul (C), flanked by Britain's Foreign Secretary David Lammy (L), France's Minister for Europe and Foreign Affairs Jean-Noel Barrot (2nd R) and EU High Representative and Vice-President for Foreign Affairs and Security Policy Kaja Kallas (R), makes a statement following their meeting with Iran's Foreign Minister on Tehran's nuclear programme, at the Intercontinental Hotel in Geneva, on June 20, 2025, aside of a meeting of European Foreign Ministers, as European countries call for de-escalation of tensions after Israeli bombings aimed at breaking Iranian nuclear program. Top European diplomats are set to meet with Iran's Foreign Minister Abbas Araghchi in Geneva on June 20 to discuss Iran's nuclear programme. (Photo by Fabrice COFFRINI / AFP)
All’incontro di Ginevra con il capo della diplomazia iraniana, Germania, Francia e Gran Bretagna hanno esortato l’Iran a “proseguire i colloqui con gli Stati Uniti” sul proprio programma nucleare. Senza aspettare la fine degli attacchi israeliani, perché “riteniamo che non esista una soluzione definitiva di tipo militare al problema nucleare iraniano”, ha affermato il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, che inoltre ritiene “illusorio e pericoloso” imporre dall’esterno un cambio di regime. Il suo omologo tedesco Johann Wadephul ha ritenuto che Teheran sembri “fondamentalmente disposta a continuare le discussioni”, ha affermato il ministro degli Esteri tedesco.
Nella giornata ‘irrompono’ anche le parole di Vladimir Putin, che dice di non voler mediare tra Iran e Israele. “Non stiamo affatto cercando di agire come mediatori, stiamo semplicemente suggerendo alcune idee”, dice il presidente russo al forum economico di San Pietroburgo. “Se queste idee risulteranno interessanti per entrambe le parti, ne saremo solo felici”.
Nel frattempo, il governo americano ha adottato nuove sanzioni per impedire a Teheran di ottenere componenti utili alla sua industria della difesa, all’ottavo giorno della guerra tra l’Iran e Israele sostenuto da Washington. Otto organizzazioni e una persona sono state sottoposte a sanzioni “per il loro coinvolgimento nell’acquisizione e nel trasbordo di apparecchiature sensibili per l’industria della difesa iraniana”, secondo un comunicato del ministero delle Finanze americano che non ne precisa la natura.
Mentre a Ginevra si discute, Israele dice di aspettarsi una guerra “prolungata” contro l’Iran. E nella serata di venerdì 20 giugno, riferisce un giornalista di France Presse, si è sentita una serie di esplosioni a Teheran, pochi minuti dopo che l’agenzia di stampa iraniana ‘Fars‘ aveva riferito dell’attivazione delle difese aeree nel cuore della capitale.
Una settimana dopo l’inizio della guerra, scatenata da un attacco israeliano senza precedenti contro l’Iran il 13 giugno, i due paesi hanno continuato a scambiarsi raffiche di missili. Ritenendo “sostanziale” la possibilità di negoziati con Teheran, il presidente americano Donald Trump ha annunciato giovedì che si concederà “due settimane” per decidere un eventuale intervento militare americano a fianco di Israele contro l’Iran. Affermando che l’Iran era sul punto di dotarsi della bomba atomica, Israele ha lanciato una massiccia campagna aerea contro la Repubblica islamica, colpendo centinaia di siti militari e nucleari e uccidendo i più alti ufficiali del Paese e scienziati nucleari. L’Iran, che risponde con lanci di missili e droni verso Israele, nega di voler fabbricare l’arma atomica, ma difende il suo diritto a sviluppare un programma nucleare civile.
L’Iran, che risponde con lanci di missili e droni verso Israele, nega di voler fabbricare armi atomiche, ma difende il proprio diritto a sviluppare un programma nucleare civile. Il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) Rafael Grossi afferma che nella sua ultima relazione la sua agenzia non ha rilevato alcun indizio che lasci supporre che l’Iran stia attualmente fabbricando un’arma atomica. “Abbiamo lanciato la campagna più complessa della nostra storia (…) Dobbiamo essere pronti a una campagna prolungata”, ha detto il capo di Stato Maggiore israeliano, il tenente generale Eyal Zamir, in un videomessaggio rivolto ai “cittadini di Israele”. “Nonostante i significativi progressi, ci aspettano giorni difficili. Ci stiamo preparando a numerose eventualità“, ha aggiunto.
A Ginevra, il capo della diplomazia iraniana Abbas Araghchi ha denunciato l’attacco di Israele come un “tradimento” del processo diplomatico con gli Stati Uniti avviato ad aprile per raggiungere un accordo sul nucleare. Ha poi avviato un incontro con i suoi omologhi britannico David Lammy, francese Jean-Noël Barrot e tedesco Johann Wadephul, nonché con il capo della diplomazia dell’Unione europea Kaja Kallas.
Nel pomeriggio di venerdì 20 giugno, l’Iran ha lanciato una salva di missili contro Israele che ha causato 19 feriti secondo un ospedale di Haifa (nord), dove almeno un edificio è stato colpito. I Guardiani della Rivoluzione, l’esercito ideologico dell’Iran, hanno affermato in un comunicato di aver preso di mira in Israele “centri militari, industrie della difesa, centri di comando e controllo” e basi militari. Le sirene di allarme sono suonate in precedenza nel sud di Israele, dove un attacco iraniano ha colpito Beersheva, causando danni. Da parte sua, l’esercito israeliano ha annunciato di aver colpito lanciamissili terra-aria nel sud-ovest dell’Iran, dopo aver bombardato obiettivi a Teheran, Isfahan (centro) e nella parte occidentale del Paese. I bombardamenti israeliani hanno causato almeno 224 morti in Iran. In Israele, i lanci di missili e droni iraniani hanno causato 25 morti. Giovedì, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che “ogni aiuto è benvenuto” per riuscire a distruggere gli impianti nucleari iraniani.
Gli Stati Uniti sono gli unici a possedere la bomba GBU-57, in grado di raggiungere il cuore profondamente nascosto del programma nucleare iraniano, nell’impianto di arricchimento di Fordo, a sud di Teheran.
A Teheran, migliaia di persone sono scese in strada scandendo slogan a sostegno dei loro leader e contro Israele e gli Stati Uniti. Hanno bruciato e calpestato bandiere israeliane e americane. “Sacrificherò la mia vita per il mio leader”, proclamava uno striscione, in riferimento alla guida suprema, Ali Khamenei, minacciato da Israele e dal suo alleato americano. Il Regno Unito e diversi altri paesi, tra cui la Svizzera, che rappresenta gli interessi americani a Teheran, hanno annunciato di aver ritirato il loro personale diplomatico di stanza in Iran.
Oggi, davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu, Grossi ha avvertito che un eventuale attacco alla centrale nucleare iraniana di Bushehr (nel sud del Paese) avrebbe conseguenze “gravissime”, con il rilascio di grandi quantità di radiazioni nell’ambiente. Ha inoltre assicurato che l’Aiea può “garantire, attraverso un sistema di ispezioni incontestabili, che in Iran non saranno sviluppate armi nucleari”. “Una soluzione diplomatica è possibile se c’è la volontà politica”.
L’accordo volto a regolamentare il programma nucleare iraniano, concluso nel 2015 con le grandi potenze, è diventato nullo nel 2018 dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti e il ripristino delle sanzioni americane contro Teheran, durante il primo mandato di Donald Trump. Per ritorsione, l’Iran si è liberato da alcuni obblighi, accelerando l’arricchimento dell’uranio. Secondo l’Aiea, l’Iran ha arricchito l’uranio al livello elevato del 60%, vicino alla soglia del 90% richiesta per la fabbricazione di una bomba atomica. Israele mantiene l’ambiguità sul proprio possesso di armi atomiche, ma possiede 90 testate nucleari, secondo l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri).
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