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Agricoltura, Petrini: Farm to Fork in stallo, crescono le diseguaglianze

“Si è da poco insediata la nuova Commissione Europea, e questa notizia è nota. Forse però non è noto chi sia il nuovo Commissario per l’Agricoltura e l’Alimentazione, e quale sia il suo ruolo. Si tratta di Christophe Hansen, lussemburghese, figlio di agricoltori e appartenente al Ppe, stesso partito politico della presidente Ursula von der Leyen. Hansen, che per i prossimi cinque anni gestirà il portafoglio agricolo e alimentare dell’Unione, eredita uno scenario complesso”. Lo scrive Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, in un suo intervento su la Stampa. “Dal 2019 al 2023 le temperature sono aumentate come mai prima. Lo stesso vale per i fenomeni meteorologici estremi che hanno danneggiato i raccolti: la grande siccità del Nord Ovest italiano tra il 2021 e il 2023, i quattro eventi alluvionali che in un anno e mezzo hanno ripetutamente messo in ginocchio, l’Emilia-Romagna, le ondate di calore, etc. Tutto questo significa meno produzione e prezzi più alti. Contestualmente le disuguaglianze sono aumentate, complici l’inflazione e le crisi sopra menzionate, non consentendo così a molte persone di comprare cibo sano”, scrive ancora. Petrini sostiene che “l’attesa è tanta anche nei confronti del Consiglio Europeo per l’Agricoltura e l’Alimentazione; nuovo attore sullo scenario della politica europea che fungerà da organo di consulenza del Commissario e che sarà costituito da circa trenta organizzazioni in rappresentanza di agricoltori, aziende e cittadini. L’organo mira a sostenere una nuova cultura del dialogo tra gli attori della filiera alimentare e della società civile cercando di superare l’impasse legato alla Farm to Fork”. Il motivo per cui la Farm to Fork è in stallo “è dettato dal fatto che è stata percepita dagli operatori del settore come una serie di regole imposte dall’alto e disallineate rispetto alla realtà. Ma chi è coinvolto che cosa vuole? Gli agricoltori, specialmente quelli di piccola e media scala, che in Europa sono il 68% di tutto il comparto sono stufi. Nonostante consentano a tutti noi di poter mangiare, vengono remunerati circa il 40% in meno rispetto alla media dei lavoratori. I sussidi europei continuano a essere largamente allocati sulla base della dimensione aziendale piuttosto che sul rispetto di standard ambientali. Gli intermediari e la grande distribuzione continuano ad abbassare i prezzi a cui acquistano i beni agricoli. E le dovute e doverose nuove regole per ridurre l’impatto sull’ambiente sono costose o difficili da rispettare senza il supporto delle istituzioni. Le grandi aziende (produttrici di pesticidi e fertilizzanti, agricoltori e allevatori intensivi, che fanno cibi ultra processati o operano nella grande distribuzione organizzata) vogliono continuare a generare profitti senza assumersi le responsabilità delle esternalità negative ambientali e sociali, che il loro operato genera. Per farlo fanno pressione sui politici per evitare regole troppo severe”.

redazione

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