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Materie critiche, dal Fabbro (Iren): Ridurre dipendenza da Cina e aumentare riciclo

“La Cina batterà gli Stati Uniti nella corsa all’intelligenza artificiale. È questo il messaggio che l’amministratore delegato di Nvidia, Jensen Huang, ha lanciato pochi giorni fa dalle pagine del Financial Times. Un segnale che fa riflettere ancora di più se si considera che, al netto della tregua con gli Usa, Pechino ha annunciato nei giorni scorsi nuove limitazioni all’export di materie prime critiche: una mossa che ricorda come chi controlla le risorse, oggi, controlla il futuro. Le materie prime critiche sono la nuova frontiera della competitività globale, il terreno su cui si misurerà la capacità dell’Europa di esercitare una reale sovranità economica e geopolitica in una fase di profonda trasformazione tecnologica e digitale”. Lo scrive Luca dal Fabbro, amministratore delegato di Iren, in un suo intervento su La Stampa. “Chi possiede litio, rame, nichel, terre rare o grafite decide il passo della transizione energetica, della mobilità elettrica, dell’intelligenza artificiale e della manifattura avanzata. La domanda mondiale cresce rapidamente, mentre la concentrazione delle catene di approvvigionamento aumenta: la gran parte della raffinazione globale è oggi nelle mani di pochi Paesi, con la Cina in posizione dominante. Per l’Europa e per l’Italia questo rappresenta una vulnerabilità strategica”, si legge ancora. Dal Fabbro poi spiega: “La sfida è dunque duplice: garantire l’accesso stabile alle materie prime e, allo stesso tempo, ridurre la dipendenza esterna costruendo filiere interne di approvvigionamento e riciclo.
Oggi, l’Italia dispone di competenze industriali e tecnologiche di primo piano nel recupero dei materiali, ma il tasso di raccolta dei rifiuti elettronici è ancora troppo basso rispetto agli obiettivi europei. Inoltre decisioni strategiche assunte negli anni passati, quando la globalizzazione economica sembrava la medicina miracolosa che potesse guarire ogni carenza di risorsa, hanno portato, nei paesi europei, ad una completa deindustrializzazione di alcune filiere legate alle materie prime. Ne consegue che aumentare il riciclo e valorizzare i materiali recuperati non è solo una scelta ambientale, ma una strategia economica non più rinviabile: significa generare valore aggiunto, creare occupazione e ridurre i costi di importazione”.

redazione

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