A volunteer of the NGO 'Canarias Libre de Plasticos' (Canary Islands free of plastics) carries out a collection of microplastics and mesoplastic debris to clean the Almaciga Beach, on the north coast of the Canary Island of Tenerife, on July 14, 2018. (Photo by DESIREE MARTIN / AFP)
Minuscole particelle di microplastiche sono state trovate in siti archeologici a più di sette metri di profondità, in campioni risalenti all’inizio del secondo secolo e scavati alla fine degli anni Ottanta. A rivelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment e condotto dalle università di York e Hull e sostenuto dall’associazione educativa York Archaeology.
Le microplastiche sono piccole particelle di plastica che vanno da 1μm (un millesimo di millimetro) a 5 mm. Provengono da un’ampia gamma di fonti, da pezzi di plastica più grandi che si sono frantumati, o da pellet di resina utilizzati nella produzione di plastica che sono stati spesso usati nei prodotti di bellezza fino a circa il 2020.
“Questo è un momento importante – spiega John Schofield del Dipartimento di Archeologia dell’Università di York – che conferma ciò che avremmo dovuto aspettarci: quelli che in precedenza erano ritenuti depositi archeologici incontaminati, maturi per essere indagati, sono in realtà contaminati da plastica”.
Oltre ai rischi ambientali, infatti, il timore è che le microplastiche possano compromettere anche i resti conservati negli scavi. “Qui – aggiunge l’esperto – vediamo il nostro patrimonio storico incorporare elementi tossici. In che misura questa contaminazione comprometta il valore probatorio di questi depositi e la loro importanza nazionale è ciò che cercheremo di scoprire”.
Lo studio ha identificato 16 diversi tipi di polimeri microplastici sia nei campioni contemporanei sia in quelli archiviati. “La presenza di microplastiche può e cambierà la chimica del suolo, introducendo potenzialmente elementi che causeranno il decadimento dei resti organici. In questo caso, la conservazione dell’archeologia in situ potrebbe non essere più appropriata”, aggiunge David Jennings.
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