Cdp rilancia investimenti Esg nel nuovo piano e chiede all’Ue meno burocrazia green

Al 3° Forum Multistakeholder ‘Giovani, innovazione, sostenibilità”, organizzato da Cassa Depositi e Prestiti a Palazzo Mezzanotte a Milano, Dario Scannapieco, amministratore delegato e direttore generale di Cdp, ha delineato la nuova visione strategica dell’istituto, mettendo in evidenza come il piano si basi su un approccio Esg sostenibile, ma concreto e responsabile.

L’ad ha illustrato i quattro ambiti principali su cui si concentrerà il Piano Strategico 2025-27: “promuovere la competitività dell’ecosistema di imprese, infrastrutture e amministrazioni pubbliche”, “stimolare la sicurezza economica, la resilienza e l’autonomia strategica per ridurre le dipendenze dall’estero”, “rafforzare l’inclusione e la coesione sociale e territoriale, con particolare attenzione al Mezzogiorno” e “sostenere una transizione verde, ma anche ‘giusta’, finanziando iniziative di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico, all’interno di un percorso che non lasci indietro nessuno”. Scannapieco ha anche sottolineato che, nei prossimi tre anni, Cdp prevede di impegnare 81 miliardi di euro, con un incremento del 24% rispetto al periodo 2022-2024, generando circa 170 miliardi di euro di investimenti complessivi, anche grazie all’attrazione di capitali privati.

Senza però uno snellimento della burocrazia, legato al rispetto dei criteri Esg europei, o un nuovo approccio verso l’innovazione – in particolare l’intelligenza artificiale – si rischia che i soldi non arrivino a destinazione, è emerso durante i dibattiti che hanno visto la partecipazione di Dante Roscini, professore di Management Practice of Business Administration della Harvard Business School, Giovanni Azzone, presidente di Acri e Fondazione Cariplo, Francesca Dominici, professoressa di Biostatistica e direttrice Harvard Data Science Initiative, Costanza Carmignani, studentessa universitaria, Donatella Sciuto, Rettrice Politecnico di Milano, Fabrizio Testa, Ceo di Borsa Italiana, e di Barbara Gallavotti, divulgatrice scientifica. La burocrazia è “uno degli elementi che rischia di frenare la crescita della finanza sostenibile. Quando noi dobbiamo fare dei prestiti e poi chiediamo, per esempio, a una piccola e media imprese oneri di reporting che sono troppo costosi, il beneficio di un prestito verde rischia di svanire. Quindi anche nell’ambito dell’associazione delle Casse europee, stiamo dialogando con la Commissione per spingere ad una semplificazione”, ha spiegato il manager rispondendo a una domanda di GEA, a margine dell’evento.

“C”è un detto, molto frequentemente viene citato, che dice che i dieci comandamenti hanno circa 297 parole, la dichiarazione di dipendenza degli Stati Uniti 300 parole, la regolamentazione europea per l’importazione di caramelle 25.911. Quindi, dal punto di vista della semplificazione, in Europa si può fare molto. Ed è quello che chiediamo, è quello che anche questa Commissione ha capito che bisogna fare, perché minori oneri di reporting, minori costi legati alla finanza green, aiutano proprio a sostenere la sostenibilità, la transizione”, ha aggiunto.

Anche Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cassa Depositi, ha rimarcato la necessità di un cambiamento nell’approccio dell’Europa che, a suo giudizio, “non può fare soltanto l’arbitro che fa le regole” mentre Stati Uniti e Cina stanno investendo enormi risorse in tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, con la Ue che rischia di rimanere indietro. “Questo è il pericolo più grosso che l’Europa in questo momento sta correndo… divisa in tanti Stati membri, in tante iniziative che diventano più piccole e a livello complessivo e poi molto frammentate, capite bene che il rischio è che l’Europa sia tagliata fuori”, ha sottolineato Gorno Tempini. “Oggi è un rischio ma l’Europa ha ancora le competenze nonché le risorse per poterlo fare ed è per questo che dico che siamo a un un crocevia auspicando un’Europa che non miri solo a regolare, eppure cosa giusta da fare, ma che sia concentrata sul giocare”, ha aggiunto specificando però che “se i temi Esg diventano elitari e non tengono conto dei portafogli delle persone e delle opportunità di lavoro, questo può essere esiziale … Credo che se il continente non si dà una sveglia, il pericolo diventa significativo per l’Europa. Ma mi sembra che in Europa le cose comincino a muoversi…”, ha concluso il presidente di Cdp.

Elena Fois

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