A giugno, le proiezioni della Bce prevedevano una crescita del Pil nell’eurozona pari allo 0,4% trimestre su trimestre nel periodo aprile-giugno e sostanzialmente si aspettavano che rimanesse a quel livello fino alla fine del 2026. È stato con queste previsioni che la banca centrale ha anticipato per la prima volta il profilo trimestrale della ripresa dell’eurozona, una mossa che, con il senno di poi e tenendo conto degli ultimi sviluppi, sembra sempre più prematura. Probabilmente la Bce avrebbe dovuto ritardare la ripresa economica, come è accaduto negli ultimi due anni, sovrastimando strutturalmente la forza e la tempistica della ripresa. Infatti, i dati previsionali dell’indagine Pmi di luglio hanno registrato una quasi-stagnazione del settore privato dell’eurozona, che ha indicato un progressivo affievolimento della ripresa economica del blocco valutario. I nuovi ordini sono diminuiti per il secondo mese consecutivo e la fiducia è scesa ai minimi in sei mesi, ponendo fine alla sequenza mensile ininterrotta di assunzioni avutasi dall’inizio del 2024. Allo stesso tempo, il tasso di inflazione dei costi è accelerato, ma la debolezza della domanda ha spinto le aziende ad un minore aumento dei prezzi di vendita, il cui tasso di inflazione è infatti stato il più lento dallo scorso ottobre.
A causare la debolezza dell’eurozona è ancora una volta il settore manifatturiero. La produzione di luglio è crollata nettamente e al tasso maggiore dell’anno in corso. In tale contesto, l’aumento dell’attività del terziario ha evitato all’intero settore privato di finire in contrazione, tuttavia l’espansione dei servizi è stata solo modesta e la più debole da marzo. Le due economie principali della regione hanno continuato a frenare la ripresa dell’area euro. Per la prima volta in quattro mesi, la produzione della Germania è scesa, mentre la Francia ha segnato il terzo mese consecutivo di contrazione dell’attività economica. Valori che contrastano con la continua crescita registrata nel resto dell’eurozona, anche se l’ultimo incremento della produzione è stato il meno forte da gennaio.
Nel dettaglio l’indice destagionalizzato Flash Pmi Composito della Produzione dell’eurozona, calcolato sulla base dell’85% circa delle risposte finali solitamente raccolte a fine indagine e redatto da S&P Global, a luglio si è posizionato su 50.1 scendendo da 50.9 di giugno, mostrandosi quindi solo marginalmente superiore alla soglia di non cambiamento e registrando quindi quasi una stagnazione dell’attività del settore privato. In ciascuno dei cinque mesi passati, la produzione ha indicato una crescita, ma questa di luglio è stata la più contenuta della sequenza mostrando quindi un debole inizio per il terzo trimestre dell’anno. Il livello di crescita registrato a luglio è largamente collegato all’attività terziaria, in aumento per il sesto mese consecutivo, ma la cui espansione è stata modesta e la più lenta in quattro mesi. Allo stesso tempo, la produzione manifatturiera ha continuato a diminuire ad inizio del terzo trimestre, prolungando l’attuale sequenza di contrazione a 16 mesi. Il tasso di contrazione è stato oltretutto elevato, segnando il più rapido sinora registrato nel 2024.
“Siamo di fronte ad una pausa estiva?”, si chiede Cyrus de la Rubia, capo economista di Hamburg Commercial Bank: “Sembra che l’economia a luglio si stia muovendo a malapena, ma oltre al fatto che stiamo analizzando valori destagionalizzati, osservando i due settori monitorati la situazione è peggiorata drasticamente nel settore manifatturiero in contrasto con la moderata crescita nel settore dei servizi. Le nostre previsioni sul Pil a brevissimo termine, tuttavia, lasciano intendere che una crescita durante il terzo trimestre è ancora possibile”. Il tema è che, “se da un lato la Germania sta apparentemente avendo difficoltà a crescere, l’economia francese è alimentata dalle Olimpiadi. Secondo i dati raccolti a luglio, le aziende dei servizi francesi hanno aumentato la loro attività in preparazione dei giochi olimpici. Al contrario, la domanda del settore manifatturiero tedesco pare abbia trascinato in basso la produzione generale del settore privato“, continua de la Rubia. “Qualora tenessimo in considerazione soltanto una crescita, ci sarebbero forti presupposti per un dibattito sul taglio dei tassi di interessi di settembre da parte della Bce. Tuttavia, i dati relativi ai prezzi non hanno fornito alcuna speranza di sollievo. I prezzi di acquisto del settore dei servizi sono aumentati ad un tasso più veloce e le tariffe ai clienti sono risultate in espansione ad un tasso simile a quello della precedente indagine. A peggiorare il tutto – conclude il capo economista di Hamburg Commercial Bank -. I prezzi di acquisto del settore manifatturiero, in contrazione per oltre un anno da marzo 2023 a maggio 2024, ora risultano maggiori per il secondo mese consecutivo. I prezzi di vendita sono diminuiti solo leggermente, rendendo più difficile per l’inflazione complessiva di avvicinarsi all’obiettivo di crescita del 2%“.
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