Domani scuole chiuse a New York e lezioni a distanza, come ha comunicato il sindaco, Eric Adams, in un post su X a causa di una prevista tempesta di neve. In Europa invece l’anticiclone sta lasciando il Vecchio Continente e le previsioni indicano temperature miti per le prossime settimane, per cui la domanda di gas resterà debole. Ecco spiegato il calo del 5% del Ttf, il contratto sul gas ad Amsterdam con scadenza marzo 2024, scambiato a poco meno di 26 euro per megawattora. Ai minimi da 7 mesi, ma su livelli ormai pre-invasione dell’Ucraina.
A influire sui pesanti ribassi – meno 7,5% solo la scorsa settimana – ci sono anche gli ampi livelli di scorte: al 10 febbraio, i livelli di stoccaggio nell’Ue erano al 67%, con la Germania al 73%, l’Italia al 61% e la Francia al 54%. Allo stesso tempo, le forniture norvegesi hanno continuato ad aumentare dopo un’interruzione presso l’impianto di Nyhamna. In più, complice la debolezza economica continentale, il consumo energetico è inferiore di un 15-20% rispetto alla media degli ultimi anni. Senza contare che “la Ue ha accelerato il suo allontanamento dai combustibili fossili nel 2023, con cali record di carbone, gas ed emissioni. I combustibili fossili sono scesi del 19% al livello più basso mai registrato, pari a meno di un terzo della produzione di elettricità dell’Ue. Le energie rinnovabili sono salite alla quota record del 44%, superando per la prima volta il 40%”, sottolinea un’analisi di Ember, think tank ambientalista con sede nel Regno Unito. “L’eolico e il solare hanno continuato a essere i motori di questa crescita delle energie rinnovabili, producendo la cifra record del 27% dell’elettricità dell’Ue nel 2023 e raggiungendo il più grande aumento di capacità annuale mai registrato. Inoltre, la produzione eolica ha raggiunto un traguardo importante, superando per la prima volta il gas”.
Questa settimana è previsto poi il voto della Camera degli Stati Uniti, primo fornitore europeo, che potrebbe invertire il blocco dell’amministrazione Biden sulle approvazioni delle esportazioni di Gnl. Anche in America comunque il prezzo del gas è sui minimi, scambiato ben sotto i 2 dollari per milioni di British Termal Units, ovvero a poco più di 6 euro per megawattora. Dopo essersi completamente ripresa dal freddo di metà gennaio, la produzione di gas statunitense è tornata infatti a livelli record anche se gli esperti sentiti da S&P prevedono che la produzione si modererà sulla scia del calo dell’attività di trivellazione nel 2023. Gli impatti del clima gelido avevano innescato le principali oscillazioni della produzione durante le vacanze del Martin Luther King Jr., quando la produzione aveva toccato il fondo il 16 gennaio.
Per ora, “la resilienza della produzione di Gas continua a rallentare il mercato e ad esercitare pressioni al ribasso sui prezzi in un contesto di debole domanda stagionale di gas“, sottolinea S&P. Tuttavia, con 646 impianti nella settimana terminata il 31 gennaio, il totale delle strutture di perforazione statunitensi ha toccato il punto più basso dall’autunno del 2021. I gasdotti, che rappresentano circa il 18% del totale, sono diminuiti di 65 unità rispetto ai livelli di un anno fa. La produzione dei giacimenti di gas è invece cresciuta nonostante il calo dell’attività fino alla fine del 2023, ma si prevede che si modererà fino a quando i fondamentali non si irrigidiranno, hanno affermato gli analisti upstream di S&P Global: “Una bassa attività da metà 2023 fino a metà 2024 servirà a continuare lo stallo della produzione fino all’inizio del 2025, quando gli operatori continueranno a sperare per la domanda di Gnl”.
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