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Il prezzo del petrolio ha toccato i minimi degli ultimi tre mesi, segnando un declino che ha scosso i mercati finanziari globali e suscitato preoccupazioni per il futuro immediato del settore energetico. Questo crollo dei prezzi è dovuto a una serie di fattori complessi, tra cui le politiche protezionistiche imposte dall’amministrazione Trump, le incertezze geopolitiche legate al conflitto commerciale globale, e la decisione dell’Opec+ di aumentare la produzione di greggio, sostenuta anche dall’Arabia Saudita.
Nel pomeriggio il barile di Brent, il greggio di riferimento del mare del Nord cala di oltre l’1,80% a 70,31 dollari dopo aver toccato il minimo da settembre a 69,76 dollari A New York il West Texas Intermediate cede l’1,64% a 67,24 dollari. In un contesto già fragile per i mercati i dazi annunciati da Donald Trump hanno avuto un impatto devastante. Il presidente ha confermato che da oggi entreranno in vigore nuove tariffe sulle importazioni provenienti da Canada e Messico, alimentando ulteriormente l’incertezza riguardo agli scambi commerciali internazionali. Gli analisti temono che l’incertezza derivante da questi dazi possa tradursi in un rallentamento economico globale, con una domanda di petrolio che potrebbe non essere in grado di mantenere il passo con l’offerta. Le nuove tariffe, infatti, aumentano i rischi di una contrazione dei consumi, soprattutto nei paesi emergenti, dove le tariffe e le restrizioni potrebbero ridurre le importazioni di beni e materie prime, tra cui il petrolio. Tuttavia, non è solo l’incertezza commerciale a influenzare i prezzi del greggio. L’Opec+, l’unione tra Opec e i produttori alleati come la Russia, ha deciso di aumentare la produzione di 138.000 barili al giorno nel mese di aprile, mirando a ristabilire un livello di estrazione 2,2 milioni di barili entro il 2026.
L’Arabia Saudita, principale membri dell’organizzazione dei Paesi esportatori di greggio, ha confermato il suo supporto a questa politica, sebbene ciò possa innescare un conflitto con altri produttori che invece chiedono di limitare l’offerta per mantenere i prezzi più elevati. Amin Nasser amministratore delegato di Saudi Aramco, ha spiegato che la società trarrà vantaggio dalla decisione. “Il mercato è ciclico e il lato positivo è rappresentato da Saudi Aramco, che dispone di una capacità di riserva di 3 milioni di barili che può essere attivata nel giro di poche settimane per rispondere alle esigenze del mercato”, affermava Nasser durante una telefonata poco dopo la pubblicazione dei risultati per il 2024. L’Opec+ sta cercando di bilanciare questi interessi contrastanti, ma l’aumento dell’offerta potrebbe presto superare la capacità di assorbimento della domanda mondiale, specialmente se la crescita economica dovesse subire un rallentamento. I timori per un eccesso di offerta sono accentuati anche dal contesto geopolitico instabile, che influisce sulla fiducia dei consumatori e degli investitori. La situazione in Ucraina, le crescenti tensioni tra la Russia e l’Occidente, e le preoccupazioni per la sicurezza energetica in Europa stanno creando un ambiente di incertezze che potrebbe ostacolare la crescita della domanda di petrolio. In un simile scenario, il mercato appare vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi, che sono diventati altamente sensibili agli sviluppi politici ed economici globali. Secondo le previsioni se il conflitto commerciale dovesse intensificarsi e i principali consumatori di petrolio come la Cina dovessero ridurre gli acquisti, il prezzo del greggio potrebbe continuare a scendere, portando a un eccesso di offerta che influenzerebbe negativamente l’intero settore.
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