Inondazioni catastrofiche, tempeste estreme e due terremoti hanno provocato perdite complessive per circa 120 miliardi di dollari nella prima metà del 2024, in calo rispetto al 2023 (danni per 140 miliardi di dollari) influenzato comunque dal grave sisma in Turchia e Siria, ma sopra i valori medi sia degli ultimi dieci anni che dei precedenti 30 anni. Questi numeri sono stati diffusi, in due distinti report, da Munch Re e Swiss Re, ovvero i leader nel campo delle riassicurazioni.
Qualcosa però è cambiato, nei confronti degli scorsi anni. Infatti le perdite assicurate sono aumentate leggermente anno su anno da 60 miliardi di dollari, il 62% in più rispetto alla media decennale, significativamente al di sopra dei valori medi appunto degli ultimi 10/30 anni (rispettivamente 37 e 24 miliardi di dollari). La quota di richieste di risarcimento per “pericoli non di picco” (che includono forti temporali, inondazioni e incendi boschivi) è stata ancora una volta elevata: il 68% delle perdite totali e il 76% delle perdite assicurate sono state causate da questi disastri naturali.
Il disastro naturale più costoso della prima metà dell’anno è stato un terremoto in Giappone il giorno di Capodanno. Con una magnitudo di 7,5, ha scosso la costa occidentale, vicino alla penisola di Noto. Numerosi edifici sono crollati e migliaia di persone sono rimaste senza elettricità o acqua pulita per settimane. Più di 200 persone sono state uccise. Le perdite totali stimate ammontavano a circa 10 miliardi di dollari, comprese perdite assicurate di circa 2 miliardi.
Negli Stati Uniti, invece, i forti temporali hanno guidato le statistiche delle perdite per i primi sei mesi dell’anno. Da gennaio a giugno, la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ha segnalato 1.250 tornado, ben al di sopra della media a lungo termine di 820. E finora il 2024 è attualmente il quarto anno più costoso in termini di perdite dovute a temporali gravi in America: 45 miliardi di dollari, di cui oltre 34 miliardi assicurati. Un anno prima, le perdite complessive per la prima metà dell’anno erano state di circa 52 miliardi, comprese perdite assicurate di 40 miliardi.
Le inondazioni hanno poi causato perdite superiori alla media negli Emirati Arabi Uniti, in Germania e in Brasile, rappresentando il 14% delle perdite assicurate globali. Ad aprile, le piogge torrenziali causate da forti temporali hanno portato a inondazioni improvvise nella penisola arabica, con conseguenti danni senza precedenti negli Emirati: secondo le stime del settore, le perdite assicurate ammonteranno probabilmente ad almeno 2 miliardi, rendendolo il disastro naturale più costoso mai registrato nel Paese. Mentre si prevede che le forti piogge aumenteranno in un clima più caldo, la rapida crescita urbana, l’alterazione dell’uso del suolo, gli scarsi sistemi di drenaggio e i terreni asciutti intensificheranno la gravità delle perdite.
“I disastri naturali legati al meteo, soprattutto in Nord America, sono di nuovo in primo piano nelle statistiche sulle perdite per il primo semestre. Inoltre, ci sono state inondazioni in regioni in cui sono estremamente rare, come Dubai. Si ritiene altamente probabile che il cambiamento climatico giochi un ruolo in questa tendenza”, spiega Thomas Blunck, membro del cda di Munich Re: “Il cambiamento climatico comporta rischi in evoluzione a cui tutti, società, economia e settore assicurativo, dovranno adattarsi, in modo da mitigare le crescenti perdite dovute a eventi meteorologici”. In particolare, sottolinea Balz Grollimund, a capo dell’area Danni catastrofali di Swiss Re: “Negli ultimi anni, i temporali violenti sono emersi come uno dei principali fattori di un aumento significativo delle perdite assicurate. Ciò è dovuto alla crescita della popolazione e ai maggiori valori immobiliari nelle aree urbane, oltre al fatto che le proprietà assicurate sono più vulnerabili ai danni da grandine. Pertanto, è probabile che gli eventi di perdita multimiliardari derivanti da questo pericolo diventino più comuni”.
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