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Ritorno di fiamma dell’inflazione: prezzi alimentari mondiali ai massimi da 19 mesi

Clima, guerre, noli marittimi raddoppiati ma domanda globale sempre forte. I prezzi alimentari tornano a salire per il quarto mese consecutivo e toccano il massimo da aprile 2023, soffiando su un possibile ritorno di fiamma dell’inflazione, nonostante le banche centrali occidentali abbiano iniziato un percorso di riduzione di tassi nella convinzione che la disinflazione sia in atto. I dati forniti dalla Fao, invece, sostengono i contrario. L’indice dei prezzi alimentari ha registrato una media di 127,5 punti a novembre, con un aumento dello 0,5% rispetto al mese precedente, raggiungendo appunto il valore più alto da 19 mesi. Questo incremento è stato principalmente determinato dall’aumento dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari e degli oli vegetali, che hanno parzialmente bilanciato il calo delle quotazioni di carne, cereali e zucchero. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, l’indice è aumentato del 5,7%, ma è comunque inferiore del 20,4% rispetto al picco di 160,2 punti registrato a marzo 2022.

Per quanto riguarda i cereali, l’indice dei prezzi ha mostrato un calo, scendendo a 111,4 punti, con una diminuzione del 2,7% rispetto a ottobre e dell’8% su novembre 2023. Il calo delle quotazioni del grano è stato determinato dall’aumento delle scorte provenienti dai raccolti in corso nell’emisfero australe e dalle condizioni favorevoli per i raccolti del 2025 nell’emisfero settentrionale. La domanda internazionale più debole ha contribuito ulteriormente al tono ribassista. Il mais ha mantenuto i suoi prezzi stabili a novembre, grazie a una combinazione di fattori contrastanti, tra cui buone condizioni meteo in Sud America e una forte domanda interna in Brasile. Anche il riso ha visto una diminuzione dei prezzi, con un calo del 4%, a causa della crescente concorrenza e della pressione sul mercato dovuta al deprezzamento della valuta nei confronti del dollaro.

Gli oli vegetali hanno registrato invece un significativo aumento, raggiungendo 164,1 punti, con un incremento del 7,5% rispetto al mese precedente, il livello più alto da luglio 2022. L’aumento è stato trainato principalmente dai prezzi più elevati per gli oli di palma, colza, soia e girasole. I prezzi dell’olio di palma sono aumentati per il sesto mese consecutivo, sostenuti dalle preoccupazioni per una produzione globale inferiore alle attese. Pure i prezzi dell’olio di soia e di colza sono aumentati a causa della forte domanda globale, con prospettive di una fornitura limitata.

Per quanto riguarda i prodotti lattiero-caseari, ha continuato la tendenza rialzista – l’indice di settore è salito a 139,9 punti – con un aumento dello 0,6% rispetto a ottobre e del 20,1% rispetto all’anno precedente. La domanda globale di latte in polvere, in particolare del latte intero, ha spinto i prezzi, mentre la produzione stagionale di latte in Europa occidentale è calata, contribuendo alla riduzione dell’offerta. I prezzi del burro sono aumentati, raggiungendo un nuovo massimo storico, grazie alla forte domanda sia interna che internazionale, con scorte limitate in Europa.
In calo dello 0,8% mensile l’indice dei prezzi della carne. I prezzi di quella suina hanno proseguito il calo, principalmente a causa delle abbondanti scorte nell’Unione Europea e di una domanda debole. I prezzi della carne ovina e di pollame sono diminuiti marginalmente, mentre quelli della carne bovina sono rimasti stabili, con un aumento dei prezzi brasiliani compensato dai prezzi più bassi in Australia. Giù inoltre l’indice dei prezzi dello zucchero, sceso a 126,4 punti, con una diminuzione del 2,4% congiunturale. Questo calo è stato attribuito all’inizio della stagione di spremitura in India e Thailandia, e al miglioramento delle prospettive per il raccolto in Brasile. La svalutazione del real brasiliano e i prezzi più bassi del petrolio hanno ulteriormente contribuito al ribasso dei prezzi.

Valentina Innocente

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