Sale il prezzo della carne nel mondo: record per quella bovina in America

A dicembre l’indice dei prezzi alimentari della Fao ha registrato un leggero calo, attestandosi a 127 punti, con una diminuzione di 0,6 punti rispetto al mese precedente. Tale flessione è stata principalmente causata dal calo dei prezzi di zucchero, latticini, oli vegetali e cereali, che hanno più che compensato l’aumento dei prezzi della carne. Nonostante ciò, rispetto a un anno fa, l’indice è aumentato di 8 punti anche se rimane significativamente al di sotto del picco raggiunto a marzo 2022, con un calo di ben 33,2 punti. Per l’intero 2024, l’indice ha registrato una media di 122 punti, in discesa di 2,6 punti rispetto al valore medio del 2023.

Il mercato dei cereali ha mostrato una certa stabilità, con l’indice dei prezzi della Fao che ha registrato una media di 111,3 punti a dicembre, sostanzialmente invariato rispetto a novembre e inferiore di 11,5 punti annuali. I prezzi all’esportazione del grano sono rimasti stabili, sostenuti dalle pressioni al ribasso legate a una domanda internazionale debole e a raccolti abbondanti in Argentina e Australia. Tuttavia, la scarsità di colture invernali in Russia ha parzialmente sostenuto i prezzi. Il mercato del mais ha visto un aumento leggero dei prezzi, trainato dalle maggiori esportazioni e dalla crescente domanda proveniente dall’Ucraina.

Il mercato degli oli vegetali ha subito un leggero calo a dicembre, con l’indice che si è attestato a 163,3 punti, -0,9 punti mensili. Sebbene i prezzi dell’olio di palma siano aumentati a causa di scorte limitate nei paesi produttori del Sud-est asiatico, i prezzi degli altri oli, come quello di soia e di girasole, sono diminuiti, risentendo di una domanda più debole. Comunque, il bilancio annuale è positivo, con l’indice che ha segnato un aumento del 9,4% rispetto al 2023.

Nel settore lattiero-caseario, i prezzi hanno registrato una piccola flessione a dicembre, con l’indice che è sceso a 138,9 punti, segnando il primo calo dopo sette mesi di aumenti consecutivi. I prezzi del burro, in particolare, hanno subito un ridimensionamento significativo, dovuto alla debole domanda globale e all’aumento delle scorte accumulate. I prezzi del latte intero in polvere sono invece aumentati, grazie alla domanda robusta in Oceania e in Asia.

Meno 6,4 punti per i prezzi sono scesi di 6,4 punti su novembre, raggiungendo una media di 120 punti a dicembre. Il calo è stato causato dalla maggiore produzione di zucchero in Brasile e dalla debolezza del real brasiliano, che ha influito sui prezzi internazionali. Per l’intero anno 2024, l’indice dei prezzi dello zucchero ha registrato un -13,2% annuale, un riflesso delle esportazioni record dal Brasile e delle prospettive favorevoli per la stagione 2024/25.

A crescere è il mercato delle carni con l’indice dei prezzi della carne Fao che ha raggiunto 119 punti a dicembre. Il rialzo (+7,1% annuale) è stato principalmente determinato dai prezzi più elevati della carne bovina, sostenuti dalla forte domanda globale e da vincoli di produzione dovuti alle chiusure stagionali degli impianti di lavorazione nei principali paesi esportatori. La corsa della carne però è continuata anche a gennaio, tanto che negli Stati Uniti, i futures sul bestiame hanno raggiunto nuovi record a causa del freddo estremo previsto nelle Pianure Montuose, che potrebbe impattare negativamente sul mercato della carne bovina. Le basse temperature costringono il bestiame a consumare più energia, con ripercussioni sul tasso di conversione dei mangimi e sul peso delle carcasse, che potrebbe diminuire del 3% come già accaduto l’anno scorso. Inoltre la ‘mandria’ di bovini americana è la più piccola da decenni, a causa di anni di siccità nei pascoli, senza contare che le importazioni di bovini dal Messico sono state interrotte a novembre per un’infezione da verme della vite, aggravando ulteriormente la scarsità di offerta. Risultato finale: i futures sul bestiame a Chicago sono aumentati fino all’1,2%, raggiungendo il livello più alto dal 1964.

Chiara Troiano

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