Alberto Brambilla, presidente e fondatore di Itinerari Previdenziali, ha fatto parte di più governi negli ultimi decenni e continua a dare il suo contributo alle nostre istituzioni. Punto di riferimento del mondo fisco-pensioni, ha iniziato anche a produrre rapporti sulla finanza sostenibile, che per raggiungere gli obiettivi prefissati avrà bisogno di ingenti risorse private, oltre che di quelle pubbliche.
Presidente Brambilla, i fondi pensione potranno essere decisivi nella transizione, almeno in Italia?
Sicuramente sì. I fondi pensioni nel nostro Paese sono alimentati al 50% del Tfr, ovvero circolante interno delle imprese, però investono nell’economia reale solo il 3,5%, percentuale che invece sale al 40% per le fondazioni bancarie. Quindi attualmente porto via dal sistema economico il 50% del Tfr ma nell’economia ritorna poco niente. Ma in questo momento di transizione energetica ed ecologica servono mini-ventole, pannelli, nuove lampade, contenimento e risparmi energetici… Servono investimenti che necessiterebbero di un sostegno anche privato. Soldi che comunque tornerebbero all’economia: meno pago di energia più sono autosufficiente, per cui posso aumentare la produttività e aumentare la paga ai dipendenti.
Quanto valgono i fondi pensione?
La massa è di 150 miliardi. Comincia a essere una cifra interessante, siamo tra i primi 11 Paesi al mondo… Anche i cda dei fondi dovrebbero fare quello che fanno le casse di previdenza.
In che senso?
Le casse sono più aventi dei fondi pensioni. Le fondazioni investono oltre il 40%, le casse il 16-18%, i fondi pensione appunto appena il 3,5%.
Può farci un esempio concreto di come potrebbe agire un fondo pensione nell’ambito della transizione?
Il precedente governo è stato bravo, ha speso 60 miliardi per le bollette senza fare deficit. Però non ha investito quei 60 miliardi, si è trattato di sola spesa pubblica. Ora, supponiamo che il fondo Cometa, quello dei metalmeccanici, si metta insieme all’Unione industriale di Bergamo o di Brescia e investa in costruzione di impianti fotovoltaici, pale eoliche, mini pale eoliche, batterie… Questi investimenti consentirebbero intanto di aumentare l’occupazione, quindi più contribuiti al fondo Cometa, poi avremmo aziende che produrrebbero di più. Veniamo al discorso bollette: una media azienda che pagava 600mila euro annui potrebbe mettere in ammortamento metà dei costi (300mila) sostenuti per dotarsi di pannelli, 100mila restano di bolletta e gli altri 200mila si possono utilizzare per welfare aziendale.
Ci vorrebbero forse nuove regole per spingere anche i fondi pensione a diventare investitori nelle rinnovabili?
Certo. Bisogna prevedere uno sconto del 65% in 4-10 anni, mi riferisco alla deducibilità di tutti gli impianti di risparmio energetico o in energie alternative. Poi il prezzo dell’energia prodotta immesso in rete deve essere un 70% di quello che Arera fissa ogni mese. E occorre welfare aziendale che sia sul modello Draghi: do 1200 euro l’anno come sostegno all’azienda per incremento spese e per aumento potere acquisto. Questi 1200 euro non vanno a fisco e Inps, quindi vengono tutti spesi: oltre 20% lo Stato lo incassa, tra l’altro, subito sotto forma di Iva. Alla fine di questo percorso si vede che il datore di lavoro che ha investito nella transizione risparmia e fa risparmiare.
Quante risorse si potrebbero mobilitare se ci fosse una regia unica?
Messi tutti insieme tutti compagnie assicurative (che muovo 100 miliardi), fondi pensioni e casse previdenziali, si può dare vita a un altro Pnrr da 12 miliardo l’anno per 5 anni.
Ci vorrebbe anche un vantaggio fiscale?
Assolutamente. Lo Stato potrebbe dire al fondo pensione: quanti investimenti fai ogni anno? 10 miliardi. Bene, 5 mettili qui nella transizione ecologica e ti agevolo. Ad esempio non ti faccio pagare le tasse sulle plusvalenze. Ma si possono anche riformulare i Pir che per i primi 5 anni sono in pratica hanno i guadagni detassati…
La transizione insomma lei sostiene che si possa guidare e non subire…
Questa è la strada che dobbiamo seguire. Le risorse ci sono: su 1500-1600 miliardi di disponibilità mobiliari degli italiani cosa sono, per esempio, 60 miliardi in cinque anni? Guardiamo anche all’estero…
Ci dica…
La Svizzera che non è proprio una terra baciata dal sole ha deciso: tutti gli edifici devono avere pannelli fotovoltaici. Da noi il Ministero delle Infrastrutture potrebbe autorizzare fare grandi parchi di energia rinnovabile al Sud e metterla in rete, garantendo vantaggi al territorio che ospita gli impianti. Se faccio un parco eolico da 7 Gw, do lo sconto in bolletta ai cittadini della zona.
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