La bozza di accordo sulla finanza climatica è senza cifre e a opzioni diametralmente opposte, che riflettono le posizioni massimaliste dei Paesi ricchi e di quelli in via di sviluppo.
La prima opzione prevede che il “Nuovo obiettivo quantificato collettivamente” (New Collectively Quantified Target, NCQT) per il finanziamento del clima, da stabilire alla conferenza annuale delle Nazioni Unite, si basi esclusivamente sui fondi dei Paesi sviluppati, che sono obbligati a contribuire secondo i testi delle Nazioni Unite in virtù della loro responsabilità di inquinatori storici. Secondo questa prima opzione, almeno 1.000 miliardi di dollari all’anno devono essere forniti da fondi pubblici dei Paesi ricchi – essenzialmente Europa, Stati Uniti e Giappone – e da fondi privati associati, “nel periodo 2025-2035”, essenzialmente sotto forma di sovvenzioni piuttosto che di prestiti. Si tratta di un importo dieci volte superiore ai 100 miliardi che i Paesi ricchi si erano impegnati a fornire nel periodo 2020-2025, in parte solo sotto forma di sovvenzioni.
Nella seconda opzione, l’obiettivo finanziario sarebbe “un aumento dei finanziamenti globali per l’azione a favore del clima” di almeno 1.000 miliardi di dollari all’anno “entro il 2035”, ma includerebbe “tutte le fonti di finanziamento”, compresi i fondi pubblici di ogni Paese del mondo, i fondi privati e le nuove tasse globali, ad esempio sull’aviazione o sul trasporto marittimo. Questa opzione evita di indicare una cifra per l’impegno dei Paesi ricchi, che fin dall’inizio del vertice hanno dichiarato di voler aspettare prima di proporre una cifra, con grande disappunto dei Paesi in via di sviluppo.
Le prime reazioni sono di ira: “Non intendo indorare la pillola. Il testo così com’è ora è chiaramente inaccettabile“, tuona il commissario europeo al Clima, Wopke Hoekstra, a margine di una conferenza stampa. “Se si guarda alla parte relativa alla mitigazione – precisa -, è chiaro che non ha fatto ciò che ci eravamo ripromessi. Non possiamo accettare l’idea che, a quanto pare, per alcuni la precedente COP non si è svolta. Il nostro programma non prevedeva solo di ribadire il consenso dell’UE, ma anche di rafforzarlo e renderlo operativo. E queste tasse vanno in realtà nella direzione opposta. Quindi non è accettabile. Per quanto riguarda l’aspetto finanziario, dobbiamo assicurarci di avere un’infrastruttura migliore. Dobbiamo avere più chiarezza anche sui finanziamenti del settore pubblico per l’adattamento. Dobbiamo avere più chiarezza su quale sia la gamma di elementi da prendere in considerazione per arrivare a un numero significativo. Quindi, mi dispiace dirlo, ma c’è molto lavoro da fare per la presidenza e per tutte le parti coinvolte, ma sono sicuro che non c’è un solo Paese ambizioso che pensi che questo sia abbastanza. Non ho altro da aggiungere“.
Anche il ministro italiano Gilberto Pichetto fotografa l’assenza di idee di compromesso: “Ci aspettiamo progressi dopo la plenaria che dovrebbe esserci. Dopo la riunione plenaria sapremo qualcosa in più”, sostiene. Su come procedere “siamo ancora nella speranza di avere per stasera una prima proposta di mediazione”.
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