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Ucraina, da Londra il piano europeo per una tregua. Zelensky rilancia accordo su terre rare

Ucraina ed Europa stanno lavorando su “posizioni comuni” per cercare di convincere il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a tenere in considerazione i loro interessi di fronte alla Russia. All’indomani del vertice di Londra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha scritto su telegram che “insieme definiremo le nostre posizioni comuni, cosa vogliamo raggiungere e cosa non è negoziabile. Queste posizioni saranno presentate ai nostri partner americani”. La priorità è raggiungere “una pace solida e duratura e un buon accordo sulla fine della guerra”, ha sottolineato il capo dello Stato ucraino ricordando che “le garanzie di sicurezza sono fondamentali a questo scopo”.

Scossi dal riavvicinamento tra Washington e Mosca e storditi dai virulenti attacchi a cui è stato sottoposto Zelensky venerdì alla Casa Bianca di fronte al mondo, gli alleati di Kiev hanno cercato di serrare i ranghi domenica. Su invito del primo ministro britannico Keir Starmer, quindici leader europei, tra cui il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la premier italiana Giorgia Meloni, hanno dimostrato il loro impegno a sostenere Kiev e a riarmarsi contro la Russia.

Venerdì alla Casa Bianca, davanti alle telecamere di tutto il mondo, Trump ha accusato Zelensky di “essersi messo in una posizione molto brutta” e gli è stato ordinato di stringere un patto con la Russia, altrimenti gli Stati Uniti lo “deluderanno”. In risposta, Zelensky ha interrotto la sua visita a Washington bloccando sul nascere un possibile accordo sullo sfruttamento dei minerali ucraini da parte degli Stati Uniti, che avrebbe dovuto essere firmato in quell’occasione, alla fine non è stato firmato.

I leader europei, raggiunti a Londra dalla Turchia, dal Segretario generale della NATO Mark Rutte e dal Primo Ministro canadese Justin Trudeau, hanno convenuto domenica sulla necessità di cercare di mantenere gli Stati Uniti dalla loro parte. Zelensky ha ribadito la sua disponibilità a firmare l’accordo sui mineralise tutte le parti saranno pronte”. “Sono pronto per tutti i formati costruttivi nelle relazioni con gli Stati Uniti. Penso che abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno“, ha sottolineato alla stampa, aggiungendo però che è necessario “comprendere alcune linee rosse ucraine”. Kiev esige garanzie di sicurezza in caso di cessate il fuoco, che Washington finora si è rifiutata di concedere. Il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha accusato domenica sera Zelensky di aver “rovinato tutto” rifiutandosi di firmare l’accordo nella sua forma attuale.

In questo contesto, domenica gli alleati europei dell’Ucraina hanno tentato di riprendere l’iniziativa. Parigi e Londra hanno proposto una tregua parziale di un mese in Ucraina. Si tratta di una tregua “nei cieli e nei mari” e riguarda lo stop ai raid russi contro le “infrastrutture energetiche”, ha spiegato Macron al quotidiano Le Figaro. Il vantaggio di una tregua del genere, che esclude le operazioni via terra, è che “sappiamo come misurarla”, mentre il fronte è immenso, “l’equivalente della linea Parigi-Budapest”, ha aggiunto. Il britannico Starmer ha sottolineato che “diversi paesi” hanno dichiarato di voler unirsi a “una coalizione di volenterosi” per difendere un futuro accordo di pace. “L’Europa deve fare il grosso del lavoro, ma per difendere la pace nel nostro continente e avere successo, questo sforzo deve essere fortemente sostenuto dagli Stati Uniti”, ha sottolineato.

Insistendo anche sulle “garanzie di sicurezza globali” per l’Ucraina, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affermato che giovedì, in occasione di un vertice speciale dell’UE in programma a Bruxelles, intende presentare un piano per “riarmare l’Europa”. “Un numero sempre maggiore di paesi europei aumenteranno la spesa per la difesa”, ha affermato Rutte, salutando questa come “un’ottima notizia”.

L’Ucraina è “vittima dell’aggressione russa e questa verità resta incrollabile per tutti”, ha insistito il tedesco Scholz, il cui paese è il secondo maggiore fornitore di aiuti a Kiev dopo l’invasione russa, dopo gli Stati Uniti, con un totale di 44 miliardi di euro. Di fronte al presidente russo Vladimir Putin, si tratta di far passare il messaggio “che l’Occidente non ha alcuna intenzione di capitolare al suo ricatto e alla sua aggressione”, ha dichiarato il suo omologo polacco Donald Tusk.
Domenica Washington ha ulteriormente aumentato la pressione su Zelensky, sollevando la possibilità che possa essere costretto ad andarsene. “Abbiamo bisogno di un leader che sappia trattare con noi, prima o poi trattare con i russi e porre fine a questa guerra”, ha affermato il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Mike Waltz. Il presidente ucraino ha risposto che sostituirlo “non sarà così facile”, “visto quello che sta succedendo, visto il sostegno” di cui gode. “Non si tratterebbe solo di indire elezioni. Mi si dovrebbe anche impedire di candidarmi”, ha aggiunto, ripetendo che era comunque pronto a lasciare il suo incarico in cambio dell’adesione dell’Ucraina alla NATO.
Washington e Mosca, che accolgono con favore il radicale cambiamento nella politica americana, hanno avviato il mese scorso – senza invitare né l’Ucraina né gli europei – i negoziati per porre fine alla guerra, di cui il presidente americano si rifiuta di ritenere responsabile il presidente russo Vladimir Putin. Riferendosi ai timori suscitati da questo riavvicinamento, domenica sera Trump ha affermato sul suo social network Truth che “dovremmo dedicare meno tempo a preoccuparci di Putin e più tempo a preoccuparci in particolare delle bande di stupratori di migranti”.

Valentina Innocente

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