“Protagonisti e trascinatori”. Maria Cristina Messa, ministra dell’Università e della Ricerca, vede così gli studenti italiani impegnati per gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. “Sentono particolarmente la necessità di costruire comunità più sostenibili”, spiega, intervistata da GEA. Recentemente, il Mur ha istituito un Tavolo tecnico per lo studio di proposte in tema di risparmio energetico destinate alle istituzioni della formazione superiore e degli enti di ricerca, con il compito di realizzare “un’attenta mappatura delle fonti energetiche nel sistema e individuare strategie migliorative in tema di risparmio energetico”, racconta. “Nell’individuare le buone pratiche e nel proporre soluzioni, anche inedite, per ridurre i consumi, sicuramente i giovani avranno un ruolo fondamentale”.
La rete RUS, università per lo sviluppo sostenibile, coordina gli Atenei impegnati sui temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale. Si può pensare di estendere strutturalmente progetti ed esperienze del RUS a tutte le università italiane?
“Non solo si può pensare, abbiamo già coinvolto la RUS nello studio di proposte di sostenibilità per gli atenei. Si devono estendere buone pratiche e progetti sostenibili poiché gli effetti positivi di azioni e misure volte allo sviluppo sostenibile sono tanto più solidi quanto più ampiamente adottati dalle diverse realtà. Tra l’altro, tra gli obiettivi della rete RUS ci sono proprio l’armonizzazione delle attività istituzionali, la creazione di una comunità capace non solo di sviluppare ma anche trasferire buone pratiche nazionali e internazionali, la promozione di progetti già sperimentati con successo affinché possano essere adottati da un numero sempre maggiore di università”.
La sostenibilità è fatta di piccoli gesti, di idee, di stili di vita, ma anche di ricerca. Sono sufficienti i fondi? Quanto e cosa servirebbe per una vera svolta green nelle università italiane?
“Se gli investimenti nella ricerca sono stati, obiettivamente, carenti nel passato, per il presente e il futuro, almeno a medio termine, non mancheranno, sia grazie al PNRR sia grazie alle risorse previste in legge di bilancio. Quando parliamo di transizione ecologica facciamo riferimento sia alla ricerca fondamentale, quella con un livello di trasferimento tecnologico basso, sia a quella più disruptive che prevede un rapido passaggio verso l’applicazione nel business. Ecco, con fondi europei e nazionali ora siamo in grado di coprire adeguatamente tutti i fronti e lo stiamo facendo, con bandi per diversi miliardi di euro che riguardano, per esempio, borse di dottorato nel settore green, grandi progettualità per la costruzione di un Centro nazionale per la mobilità sostenibile, partenariati estesi alle università, ai centri di ricerca, alle aziende sul territorio nazionale che abbiano al centro, come temi, gli scenari energetici del futuro, i rischi ambientali, naturali e antropici, i modelli per un’alimentazione sostenibile, il made in Italy circolare e sostenibile. La svolta green, non solo nelle università, è poi legata a comportamenti, alla riqualificazione del patrimonio edilizio, all’efficientamento dei laboratori, al migliore utilizzo delle risorse. Anche per questo le risorse ci sono”.
La pandemia, come spesso accade per ogni crisi, è stata un acceleratore sulla transizione in molti settori, cosa resta e cosa va archiviato dell’università in lockdown?
Dobbiamo recuperare il valore della socialità, dello scambio, del confronto diretto che abbiamo sacrificato in questi anni di contrasto alla diffusione del contagio. Ma di certo l’università non perderà gli aspetti positivi che ha portato l’utilizzo della tecnologia per promuovere modalità di insegnamento misto, in presenza e a distanza, volto a formare studenti in modo più completo e agevole, per organizzare seminari tra atenei anche distanti migliaia di chilometri, per costruire percorsi formativi sempre più flessibili e interdisciplinari. Sarà un nuovo equilibrio, diverso da prima, non necessariamente migliore o peggiore di quello precedente, semplicemente più adatto a questi tempi.
Qual è la sua idea per l’Università del futuro?
“Un sistema dinamico, innovativo e tecnologicamente avanzato, che metta al centro le persone e le loro competenze, un sistema che accompagni studenti, ricercatori e docenti a costruire un Paese migliore”.
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