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Nella notte tra il 29 e 30 marzo torna l’ora legale. Terna: Risparmi per 100 milioni di euro

Un’ora in meno di sonno val bene la messa di risparmiare qualche euro in bolletta. Nella notte tra sabato 29 e domenica 30 marzo, alle due del mattino, le lancette andranno spostate di 60 minuti in avanti: è l’ora legale, una convenzione che Benjamin Franklin lanciò nel 1784 e l’Italia adottò durante la prima Guerra mondiale, per sfruttare la luce del sole e ridurre i consumi. La tradizione è andata avanti fino ai giorni nostri e quest’anno, calcola Terna, il risparmio in termini economici nei prossimi sette mesi sarà di circa 100 milioni di euro, grazie a un minor consumo di energia elettrica pari a 330 milioni di kWh che genererà, inoltre, un rilevante beneficio per l’ambiente, che può essere quantificato nella riduzione di circa 160mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

Il beneficio economico stimato per il periodo di ora legale nel 2025 è calcolato considerando che il costo del kilowattora medio per il ‘cliente domestico tipo in tutela’ (secondo i dati dell’Arera) è, per il primo trimestre, pari a circa 29,9 centesimi di euro al lordo delle imposte“, spiega la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale dell’energia elettrica. Sottolineando che “circa 330 milioni di kilowattora di minori consumi di elettricità equivalgono al fabbisogno medio annuo di oltre 125 mila famiglie“.

Inoltre, l’analisi evidenzia che in dieci anni (dal 2004 al 2024), la riduzione dei consumi in Italia è stata di oltre 11,7 miliardi di kWh: ciò significa “un risparmio per i cittadini di circa 2,2 miliardi di euro“. Eppure sull’ora legale le scuole di pensiero continuano a dividersi tra chi la ritiene fondamentale e chi, invece, vorrebbe superarla. Anche in Europa, dove la pratica è stata adottata nel 1996 da tutti i Paesi membri oltre alla Svizzera e gli Stati dell’est (anche la Russia ci ha provato, ma solo fino al 2011, per poi tornare solo all’ora solare), il dibattito è molto acceso, ma finora ogni tentativo è andato a vuoto. L’ultimo è datato 2018, quando alla guida della Commissione Ue c’era Jean Claude Juncker, ma nonostante una partecipazione record tutto si è risolto in un nulla di fatto. Anche se il tema resta aperto nel Vecchio continente e il dibattito è destinato a proseguire ogni anno, per molto tempo ancora.

dario.borriello

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