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Nomine e Agenda strategica, sale l’attesa per il Consiglio Ue. Green deal resta in campo

Ucraina, Medio Oriente, sicurezza e difesa, competitività, migrazione, politica estera e minacce ibride. Ma su tutto, le massime cariche dell’Unione europea, l’Agenda strategica per il quinquennio 2024-2029 e l’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Sono i temi sul tavolo dei 27 capi di Stato e di governo dell’Ue che oggi e venerdì si riuniranno a Bruxelles nel Consiglio europeo. “Sarà una riunione particolarmente significativa, in quanto ci troviamo di fronte a un corposo ordine del giorno e a decisioni critiche che delineeranno il nostro futuro cammino”, ha scritto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella lettera di invito ai leader.

“Tra queste decisioni ne spiccano tre in particolare: innanzitutto, adotteremo l’agenda strategica. Fedele al ruolo attribuitogli dai trattati, il Consiglio europeo definirà le priorità dell’Ue e ne stabilirà gli orientamenti strategici per i cinque anni a venire, indirizzando in tal modo i lavori del prossimo ciclo istituzionale. In secondo luogo, determineremo la via da seguire in materia di riforme interne e, in terzo luogo, concorderemo le nomine istituzionali”, ha spiegato. “La nostra riunione inizierà giovedì 27 giugno alle ore 14 con uno scambio di opinioni con il presidente Zelensky: sarà un’opportunità per discutere della situazione sul campo, ma anche per prendere atto di alcuni risultati conseguiti dalla nostra ultima riunione”, ha descritto Michel.

Rispetto alle nomine ai vertici di Commissione, Consiglio e al ruolo di Alto rappresentante per la Politica estera, il trio dei partiti di maggioranza Ppe, S&d e Renew Europe (popolari, socialisti e liberali) ha trovato martedì la quadra su Ursula von der Leyen, sull’ex primo ministro portoghese Antonio Costa e sulla premier estone, Kaja Kallas. Tre nomi che il Consiglio europeo dovrà validare nella due giorni di Vertice. Possibilmente all’unanimità, anche se fonti diplomatiche a Bruxelles ricordano che Jean Claude Juncker fu il primo presidente, nel 2014, ad essere eletto non all’unanimità bensì a maggioranza qualificata, con il no di Regno Unito e Ungheria.

Intanto, a Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea, i conti dei parlamentari europei a sostegno di von der Leyen non tornano: sempre secondo fonti diplomatiche, infatti, dai 399 seggi attuali della cosiddetta maggioranza Ursula – dati dalla somma aritmetica di popolari, socialisti e liberali (rispettivamente 189, 136, 74) – andrebbe tolto il 15% di franchi tiratori, almeno tra i 40 e i 50 deputati, che farebbe scendere la politica tedesca sotto la soglia richiesta dei 361 consensi. Il voto, a scrutinio segreto, si terrà il 18 luglio, nella prima seduta plenaria dell’Eurocamera.

Altro tema intenso della riunione dei leader sarà l’Agenda strategica 2024-2029, ovvero la traiettoria dell’Ue per i prossimi 5 anni. Nel testo, allegato alla bozza di conclusioni del Consiglio europeo, vengono ricordate le “sfide senza precedenti” che hanno portato l’Ue “a percorrere nuove strade nella nostra cooperazione e integrazione negli ultimi cinque anni”, fissando “obiettivi chiave per combattere il cambiamento climatico”, sviluppando e distribuendo vaccini in tutta Europa e fornendo “all’Ucraina un significativo sostegno militare ed economico per difendersi dalla guerra di aggressione della Russia e proteggere la sicurezza europea”.

Ma per i leader il lavoro non è affatto terminato. “Come Unione e come Stati membri, uniremo le nostre forze e risorse per affrontare i prossimi anni con unità e determinazione. Affronteremo le aspirazioni dei nostri cittadini. Rafforzeremo la nostra competitività e diventeremo il primo continente a impatto climatico zero, realizzando con successo la transizione climatica e digitale, senza lasciare indietro nessuno. Ci assumeremo la responsabilità necessaria per la nostra sicurezza e difesa e rafforzeremo la nostra capacità di agire per diventare più influenti nel mondo. Assumeremo un ruolo guida nell’affrontare le sfide globali, sostenendo il diritto e le istituzioni internazionali, una governance globale equa, un multilateralismo inclusivo e una crescita e uno sviluppo sostenibili”.

Nel contesto europeo, secondo i leader affidarsi alle aziende per “trasformare i rischi in opportunità stimolerà gli investimenti, stimolerà la crescita economica e renderà l’Europa un leader mondiale nelle industrie e nelle tecnologie verdi e digitali”. E per tutto ciò “il prossimo quadro finanziario pluriennale per l’Unione dovrà riflettere queste priorità” e “lavoreremo per l’introduzione di nuove risorse proprie”. Come a dire: il Green deal e gli impegni per la sostenibilità restano in piedi.

Elena Fois

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