“Con una semestrale con 52 milioni di Ebitda, BF rappresenta oggi un attore consolidato nel tessuto produttivo italiano e nella filiera agroindustriale ad alta tecnologia. In questi 8 anni, ha realizzato e consolidato il suo piano industriale divenendo una struttura integrata, dalla produzione delle sementi fino alla produzione alimentare confezionata per il consumo. Coniugando conoscenza ed alte tecnologi”. Lo dice Federico Vecchioni, ‘padrone’ di Bf, quotata in Borsa e rappresenta il primo gruppo agroindustriale italiano per superficie agricola. “In Italia abbiamo raggiunto gli oltre 11 mila ettari, con il progetto Consorzi Agrari d’Italia abbiamo rafforzato la rete di servizi alle pmi su oltre 6 milioni di ettari: questo fa di BF un attore unico e che traguarda i 2 miliardi di volume d’affari, con una capitalizzazione di Borsa proporzionale al core business, come ha dimostrato l’ultimo aumento di capitale nel 2023 (300 milioni, ndr): il nostro market cap ha superato il miliardo”, spiega nell’intervista a Il Corriere Economia. E ancora: “Quello che abbiamo fatto in Italia è la base per un progetto di internazionalizzazione che vede Bf presente in 4 grandi aree: l’Africa; il Medio Oriente che guarda a essa come bacino di approvvigionamento; l’America Latina con il Brasile come area di investimento, cosa che abbiamo dimostrato con l’acquisto di Kaiima Sementes per i semi di ricino impiegati anche per i biocarburanti; e infine l’Asia centrale con Uzbekistan e Kazakistan. In queste 4 zone concentreremo gli sforzi dei prossimi 5 anni per consolidare le nostre 40 “model farm”: avremo la più grande rete di gestione agricola ad alta tecnologia per un soggetto quotato, mai realizzato”. Più nel dettaglio: “Stiamo testando un nuovo modello di cooperazione con la Farnesina: c’è un’interazione virtuosa per iniziare un percorso imprenditoriale evoluto anche con un nuovo approccio di partenariati con le comunità locali. Stimiamo di investire oltre un miliardo per l’espansione internazionale, sia di risorse proprie, sia raccolte negli ultimi aumenti di capitale, sia con l’integrazione finanziaria della Banca Mondiale che della Banca per lo Sviluppo Africano; oltre a una leva che stiamo costruendo con il gruppo Intesa Sanpaolo”. La minaccia è il cambiamento climatico: “Noi parliamo di agricoltura con tecnologie avanzate per l’irrigazione, per il miglioramento del patrimonio genetico in areali con condizioni produttive complesse. Il combinato di questi fattori rende le colture capaci di poter dispiegare il loro potenziale produttivo. Il cambiamento climatico è un fattore di contesto imprescindibile, ma gli strumenti in nostro possesso lo mitigheranno e consegneranno alla coltivazione della terra un ruolo centrale per il benessere del pianeta. Il capitale fondiario va gestito come si fa con la politica industriale, pensando a ricadute sociali: l’Europa rischia il più pesante deficit economico e produttivo degli ultimi anni e l’agricoltura rappresenta una risposta in termini finanziari e sociali”.
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