Secondo Titti Postiglione, vice capo dipartimento della Protezione Civile, il cambiamento climatico “ha reso più intensi e frequenti gli eventi estremi. Ora è fondamentale avere un approccio interconnesso, perché il rischio non è più singolo, ma parliamo di rischio multiplo”. Lo dice in un colloquio con la Stampa, analizzando le catastrofi degli ultimi mesi: “Dobbiamo avere quello che io chiamo ‘occhio strabico’: guardare nel presente, nel problema più vicino, ma essere in grado di osservare a grande distanza. Oggi una singola emergenza ne scatena diverse altre”. L’alluvione in Emilia Romagna ha lasciato una ferita. E se ricapitasse?: “Non posso dire ‘non siamo preparati’. L’evento in Romagna è stato senza precedenti. Ci eravamo mossi tre giorni prima del disastro, evacuando preventivamente alcune zone, chiudendo le scuole. Anche solo una vittima è inaccettabile, però i sistemi di allerta per la popolazione sono attivi e pronti. Purtroppo per mettere in sicurezza il territorio il lavoro ha bisogno di molto più tempo”. I test dell’It-alert hanno dato risultati confortanti: “È uno strumento di cui si stanno dotando molti Paesi, ma siamo solo all’inizio. Ora stiamo provando la tecnologia, ma poi dobbiamo far capire ai cittadini cosa fare in caso di possibili emergenze”, spiega Postiglione.
Prevenzione e aiuti, l’Italia è presente anche in Libia, a Derna: “«La nostra è stata una risposta immediata. I vigili del fuoco sono arrivati con tre aerei dell’aeronautica per offrire soccorso acquatico e messa in sicurezza. Poi con due navi sono arrivati i carichi di aiuti, tende, lettini, materiale sanitario. Il porto di Derna è inagibile, siamo dovuti sbarcare con dei mezzi anfibi”. Una situazione “tragica. Abbiamo le idrovore al lavoro, e diversi team che stanno aiutando a recuperare i cadaveri, seppelliti nel fango o in mezzo al mare”.
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