“Se non interveniamo, fra dieci anni le auto prodotte e vendute in Europa scenderanno da tredici a nove milioni”. Così Stéphane Séjourné ex ministro degli Esteri francese, vicepresidente della Commissione con delega all’Industria e al mercato unico. In un’intervista a La Stampa aggiunge: “Non credo nei dazi, perché distrugge la catena del valore e crea tensioni commerciali. E però occorre introdurre condizionalità per gli investimenti stranieri in Europa”. Nello specifico: “Faccio l’esempio dell’auto. Oggi ci sono produttori che in Europa assemblano auto cinesi con componenti cinesi e personale cinese: accade in Spagna e in Ungheria. Così non va bene”. L’obiettivo è la Cina: “Abbiamo certamente un problema di trasferimento tecnologico, penso ad esempio alle batterie. O all’energia nucleare: sono venuti in Francia, hanno imparato a usarla, ora la vendono. Ebbene, dopo trent’anni ora chiediamo reciprocità. Dobbiamo essere meno naif, e rimetterci sugli standard di tutte le grandi economie mondiali. Siamo l’unico continente che manca di un pensiero strategico di politica industriale”. I dati sulle vendite di auto cinesi dicono che nei primi nove mesi dell’anno solo in Italia sono aumentate del 150 per cento: “Le cifre sono ancora più preoccupanti di così. Le stime dicono che nel 2035 la quota di mercato europea scenderebbe dal 70 al 55 per cento. Peggio ancora sono i numeri sulla componentistica: dall’attuale 85 per cento scenderemmo sotto il 50 per cento”
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