“Bisognerà valutare con molta attenzione i dazi che Trump annuncerà. Per l’Italia il rischio c’è, e il nostro Centro Studi sta quantificando l’impatto che sarà imponente”. Così il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. “L’Italia sul fronte dell’export deve la sua crescita a doppia cifra nel post Covid in gran parte all’aumento della nostra quota negli Usa. Nel 2024 siamo arrivati a quota 65 miliardi generando un surplus commerciale di 42”, specifica. “I settori oggi più esposti sono proprio quelli che hanno esportato di più: il farmaceutico, l’alimentare e quello delle macchine per la produzione oltre al tessile-moda”, spiega nel colloquio con La Stampa. “L’esperienza del 2018 ha mostrato che gli annunci di Trump sono volti soprattutto ad aprire trattative magari aspre, ma che allora portarono per esempio su acciaio e alluminio a definire insieme una lunga serie di deroghe e rinvii di aliquota. Lo stesso avvenne per Messico e Canada. L’Europa ha due imperativi categorici: dialogare con tutti, a cominciare dalla nuova amministrazione americana, ed evitare reazioni di pancia che sono controproducenti”, sottolinea Orsini. E ancora: “Europa ed Italia sono un sistema industriale trasformatore che non può contare su indipendenza energetica né su autonomia per molti metalli e terre rare. Se l’Europa alimentasse lo scontro con gli Usa, ne beneficerebbe solo la Cina. Quindi le cose da fare subito sono tre: accelerare il taglio dei tassi da parte della Bce perché deprezzerebbe l’euro attutendo l’effetto dei dazi americani. Poi occorre definire nuovi accordi commerciali con Messico, India, Giappone, Thailandia, Vietnam come scudo alla guerra delle tariffe e poi bisogna dare piena operatività al trattato con il Mercorsur sudamericano. Infine occorre migliorare il mercato unico europeo per facilitare e accrescere gli scambi intra-Ue”.
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