In Italia, il prezzo al consumo dei beni energetici è aumentato da ottobre 2021 a novembre 2022 del 76%, in misura ben maggiore rispetto alla media dell’area euro (38,7%), dell’Ue a 27 (36,8%) e degli altri principali paesi europei: Germania (42,7), Francia (21,1%) e Spagna (2,9%). Lo segnala Istat nella sua nota di andamento dell’economia italiana a cui è allegato un focus sull’inflazione. Secondo l’analisi, l’aumento del costo dell’energia ha avuto “un impatto diretto e particolarmente significativo sul settore degli alimentari non lavorati, dove il peso degli input energetici sugli input totali (5,5%) è più del doppio rispetto alla media degli altri settori escluso quello energetico (2,2%) e di oltre un punto percentuale superiore all’intera economia (4,4%)”. Lo shock energetico ha inoltre colpito il settore alimentare anche in modo indiretto, attraverso gli incrementi dei prezzi di altri prodotti intermedi, in particolare i fertilizzanti (il cui prezzo è più che raddoppiato dall’inizio del 2021 alla fine del 2022), che rappresentano “un input molto rilevante per il settore agricolo”.
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