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Energia, media: timori del governo sul poteri della Cina

“Snam, il colosso del trasporto del gas italiano, ha rinunciato all’acquisto del 25 per cento della cugina tedesca Open Grid Europe, dodicimila chilometri di rete. La trattativa andata avanti per mesi valeva quasi un miliardo di euro. Ad aprile i vertici di Snam erano ottimisti, nel frattempo alla Cancelleria di Berlino cambia tutto: fuori Olaf Scholz, dentro Friedrich Merz. A settembre si intuisce che la partita si è complicata: il nuovo amministratore delegato Agostino Scornajenchi racconta di essere rimasto stupito per la mole di documenti e autorizzazioni chieste dalle autorità tedesche. «Non la inseguiremo a tutti i costi», disse il manager. Stava preparando il terreno a quanto accadrà il 14 novembre, quando una nota di Snam informa della rinuncia all’acquisizione. Il vero perché è inconfessabile: Merz è contrario per via della presenza in Snam di un azionista cinese”. E’ quanto scrive La Stampa per mettere in evidenza la preoccupazione del governo sulla presenza di ‘soci’ cinesi in ambito energetico. “E’ il 31 luglio del 2014. Nella sala dei Galeoni di Palazzo Chigi l’allora premier Matteo Renzi, il ministro del Tesoro Piercarlo Padoan e i vertici di Cassa depositi e prestiti firmano con State Grid of China l’accordo per l’acquisto da parte di Pechino del 35 per cento delle quote di Cdp Reti, la holding di Cassa che controlla le tre principali società di trasporto dell’energia italiane: il 31 per cento di Snam, il 29 di Terna, il 26 di Italgas. Con un esborso relativamente basso – 2,1 miliardi – i cinesi diventano soci rilevanti di una delle società pubbliche strategiche del Paese. Da allora il colosso dell’energia può contare sulla presenza di un consigliere di amministrazione in ciascuna delle tre società. Oggi è Qinjing Shen, un brillante ingegnere proveniente da una delle controllate”, si legge ancora sul quotidiano torinese. “Oggi però abbiamo chiaro che quella operazione ebbe un costo politico piuttosto alto: la presenza del governo cinese nella stanza dei bottoni delle reti strategiche”, la conclusione de La Stampa.

redazione

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