“Poiché la Russia è uno dei principali fornitori di petrolio, gas e metalli, e, insieme all’Ucraina, di grano e mais, l’attuale e previsto calo dell’offerta di queste materie prime ha già spinto i loro prezzi verso l’alto. Europa, Caucaso e Asia centrale, Medio Oriente Medio Oriente e Nord Africa e Africa sub-sahariana sono i più colpiti. Gli aumenti dei prezzi di cibo e carburante colpiranno le famiglie a basso reddito in tutto il mondo, comprese Americhe e Asia”. Lo afferma Pierre-Olivier Gourinchas, direttore delle ricerche dell’Fmi, nella presentazione del World Economic Outlook. Le carenze di approvvigionamento legate alla guerra, aggiunge, amplificheranno le pressioni sulle economie, “in particolare attraverso l’aumento del prezzo dell’energia, dei metalli e del cibo. Anche se ci si aspetta che i colli di bottiglia alla fine si attenuino con la delocalizzazione della produzione, le carenze di fornitura in alcuni settori dovrebbero durare fino al 2023. Di conseguenza, si prevede che l’inflazione rimanga elevata molto più a lungo che nella nostra precedente previsione” e “in molti Paesi, l’inflazione è diventata una preoccupazione”.
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