“Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è persona molto cauta. Calcola ogni rischio. Se ha scelto di attaccare in questo momento evidentemente era pronto. Ha visto una finestra in cui tutti i tasselli del suo piano erano al posto giusto”. Così Yehudah Mirsky, professore di Studi mediorientali della Brandeis University che ha lavorato per anni all’Ufficio diritti umani del dipartimento di Stato americano durante l’amministrazione Clinton. In una intervista a Repubblica aggiunge: “Dubito che l’attacco all’Iran sia una distrazione legata a questioni contingenti. Se Netanyahu ha fatto ora qualcosa di cui parla da anni è perché ha avuto luce non dico verde ma almeno gialla dagli Stati Uniti. Gli atti estemporanei non gli appartengono. So che tanti lo considerano un guerrafondaio, ma da premier non è andato in guerra poi così spesso. Perché non crede agrandi campagne militari come non crede a grandi iniziative di pace. È uno scettico. E un opportunista. Ha certo prolungato la guerra di Gaza per motivi di sopravvivenza politica. Ma l’Iran è un’altra storia. Ha colto un momento strategicamente propizio”.
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