“L’Iran e le sue milizie per procura, l’Hezbollah libanese e Hamas, sono drammaticamente indeboliti. E la Siria non è più un alleato. Il danno al programma nucleare dell’Iran, alle sue forze di sicurezza e alla leadership, alle sue difese aeree e balistiche, alla sua riserva di missili e lanciamissili ha notevolmente ridotto le capacità iraniane per l’immediato futuro. Insomma, le azioni intraprese dal 7 ottobre hanno cambiato il Medio Oriente”. Così il generale David Petraeus ex capo del Centcom, il comando centrale Usa per il Medio Oriente. In una intervista a Il Corriere della Sera spiega ancora: “Il premier Netanyahu ha detto che Israele è vicina all’ottenere i suoi obiettivi. Il presidente Trump vorrebbe risolvere ora la situazione con i negoziati o la dichiarazione di un cessate il fuoco. Ripeto: questo idealmente dovrebbe richiedere che l’Iran accetti di smantellare il restante programma nucleare e le sue restanti riserve di uranio arricchito e che consenta all’Agenzia internazionale per l’energia atomica di monitorarne lo smantellamento. Ma potrebbe non essere possibile”. Poi sul perché gli iraniani non hanno chiuso lo Stretto di Hormuz: “Gli Stati Uniti hanno considerevoli risorse navali in quell’area e farlo potrebbe portare a una escalation”. E “mantenere libero lo Stretto è una delle missioni della Marina statunitense nel Golfo e le risorse della coalizione aiuterebbero ad accelerare lo sgombero”. E infine: “I leader americani, israeliani e iraniani possono procedere con un cessate il fuoco e con i negoziati; idealmente questo significherebbe in sostanza la capitolazione dell’Iran e la rinuncia al suo intero programma nucleare, oppure il conflitto continuerà e finiranno per avere la peggio, come sta già accadendo”.
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