“È cosa nota che l’Italia ha una dipendenza dalla Germania, perché abbiamo le due principali industrie manifatturiere d’Europa. La situazione non è eccessivamente preoccupante. Ma non possiamo negare che se Berlino da due anni non ha buone performance, Roma ne risente”. Lo dice Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei e il Pnrr. In una intervista a Repubblica spiega la manovra: “Vorrei proporre un’altra interpretazione. Con la Finanziaria scegliamo di sostenere tre grandi filoni: imprese, famiglie e sanità. Nello stesso tempo, l’obiettivo è rientrare dalla procedura di deficit due anni prima del previsto. Avrà effetti decisivi, anche se non immediati: accresce la credibilità internazionale del Paese, attrae investimenti, diminuisce i rendimenti dei titoli di Stato. Bisogna saper stringere un attimo i denti per poter sorridere meglio tra un po’”. E ancora: “Assieme alla manovra c’è il Pnrr, che dispiega i suoi effetti nel 2025 e, soprattutto, li dispiegherà assai di più nel 2026. Raggiungendo un livello di spesa di 145 miliardi a dicembre del prossimo anno. Questo sarà un booster”. E infine: “Bisognerebbe capire che una manovra da 18 miliardi non è necessariamente cattiva, come non è buona per forza una da 30. Quella da 30 può essere piena di marchette. La nostra è seria”.
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