“È una giornata da segnare sul calendario sia per chi ha a cuore l’ambiente, sia per la politica europea. Col voto, infatti, si è affermata una linea e se n’è sconfitta un’altra. Ha subito un colpo lo spostamento a destra del Ppe. Il vero sconfitto è quel Ppe che immagina alleanze con i reazionari”. Lo dice Andrea Orlando, esponente del Pd, in una intervista al Corriere della Sera. “Credo vada sottolineato che l’Europa ha dimostrato di non tornare indietro. Ha confermato il ruolo di leadership a livello globale che ha esercitato nel corso degli ultimi vent’anni. Chi rimprovera all’Europa di fare troppo, non ricorda o finge di non ricordare che portando avanti con fermezza una posizione, ha fatto modificare prospettiva a Paesi negazionisti o che non accettavano accordi globali: Cina, Stati Uniti e grandi Paesi dell’America latina”, aggiunge. Orlando poi entra nel dettaglio della legge sul ripristino della natura: “Fondamentale è l’affermazione dell’idea che agevolare l’inevitabile transizione non significa minimamente rinunciare al proprio patrimonio industriale e tecnologico ma rafforzarlo in una prospettiva in cui l’Europa, oggettivamente più avanti in questi processi, può mantenere un peso nei mercati globali ma senza tralasciare i due macrotemi della limitatezza delle risorse e del cambiamento climatico. Qui si tratta di dar vita a una nuova rivoluzione industriale che però fa i conti con la necessità di immaginare un nuovo modello di sviluppo”. E infine: “Dire che i costi della transizione non devono essere scaricati sui lavoratori e sulle fasce più deboli della popolazione, come facciamo noi, è cosa ben diversa dal tentare di procrastinare, di rinviare l’inevitabile. Il vecchio modello di agricoltura non è sostenibile, rischia il collasso. Sono stati gli stessi agricoltori ad affrontare il problema. Davvero ideologico è raccontare che lasciando tutto così com’è si possa affrontare il futuro. L’inagibilità di intere parti del pianeta impedirebbe del tutto l’attività economica”.
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