“Bagnoli Futura è fallita dieci anni fa e da quel momento si è aperto il capitolo del commissariamento dell’area con la nomina nel 2015 del primo commissario di governo e con l’indicazione di Invitalia come soggetto attuatore il programma di risanamento. Che cosa è che non ha funzionato? Non ha funzionato che in questi dieci anni è marcato un elemento non secondario per garantire che il commissariamento potesse dare risultati concreti, e cioè le risorse”. Così la premier, Giorgia Meloni, in occasione della firma del protocollo d’intesa per la realizzazione degli interventi inseriti nel programma di risanamento ambientale e rigenerazione urbana del comprensorio Bagnoli-Coroglio.
“Oggi noi cerchiamo di contribuire a risolvere, un problema al quale abbiamo lavorato fin dal nostro insediamento. Abbiamo riattivato la cabina di regia prevista dalla legge che ha istituito l’area di crisi Bagnoli-Coroglio, è stato rimodulato il programma di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana e soprattutto ci siamo
occupati di individuare le risorse necessarie per fare in modo che gli impegni presi, a differenza di quanto accaduto per tanti anni, non rimanessero così scritti sulla sabbia”.
Su questo sito, ricorda la premier, a fronte dei circa 2 miliardi e 280 milioni euro necessari a coprire il costo degli interventi di riqualificazione e di risanamento, “era stata messa a disposizione la cifra di 480 milioni, cioè meno di un settimo di quanto necessario”.
Con il decreto coesione, precisa, “noi abbiamo scelto di stanziare quello che serve per coprire gli investimenti pubblici, ovvero 1 miliardo e 218 milioni a valere sulle risorse del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027, quindi fondi nazionali”.
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