“Tra le crescenti tensioni in Medio Oriente, questa settimana i prezzi dell’oro hanno negoziato vicino ai massimi storici. Nonostante l’aumento della domanda di beni rifugio, il posizionamento speculativo sull’oro rimane insolitamente basso, considerando l’incertezza macroeconomica. Questa esitazione deriva probabilmente dal fatto che molti investitori credono di aver perso il rally iniziale. L’interesse si è così spostato su altri metalli preziosi, alla ricerca di opportunità di recupero. A nostro avviso, i recenti rialzi di platino e argento sono principalmente speculativi e non supportati da fondamentali solidi”. E’ quanto si legge in un report di Goldman Sachs.
“Un recente sondaggio del World Gold Council rafforza la nostra opinione che la domanda di oro da parte delle banche centrali resterà strutturalmente elevata, in seguito al congelamento degli asset della banca centrale russa nel 2022. Il 95% delle banche centrali intervistate (contro l’81% nel 2024) prevede un aumento delle riserve auree globali nei prossimi 12 mesi. Il 43% prevede di aumentare le proprie riserve (contro il 29% nel 2024), mentre nessuna ha in programma di ridurle”, aggiunge la banca d’affari americana.
“Manteniamo la nostra previsione secondo cui l’acquisto strutturalmente forte da parte delle banche centrali e l’aumento delle partecipazioni in ETF, favorito dai tagli della Fed, spingeranno il prezzo dell’oro a 3.700 dollari l’oncia entro la fine del 2025 e a 4.000 dollari entro metà 2026. Riconfermiamo dunque la nostra raccomandazione di mantenere posizioni lunghe sull’oro”, conclude Goldman Sachs.
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