“Valutazioni preliminari degli effetti degli eventi atmosferici estremi in Italia mostrano un impatto annuale sulla finanza pubblica che potrebbe arrivare a 5,1 punti percentuali del Pil nel 2050 mantenendo invariate le politiche attuali di contrasto al cambiamento climatico, mentre potrebbe essere ridotto a 0,9 con politiche coordinate a livello globale per il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050”. E’ quanto si legge nel Rapporto sulla politica di bilancio dell’Ufficio parlamentare di bilancio. “Tale impatto è solo uno dei quattro canali con cui il cambiamento climatico influenza la finanza pubblica – prosegue l’analisi -. Oltre ai rischi fisici acuti, ovvero la maggiore frequenza e intensità degli eventi atmosferici estremi, che hanno un impatto sulla spesa pubblica, vi sono i rischi fisici cronici, ovvero l’aumento delle temperature e il clima più estremo e instabile che possono ridurre la produttività e il Pil e quindi le entrate. Inoltre, si devono considerare le spese di adattamento, che possono tuttavia ridurre l’impatto dei rischi fisici sia cronici che acuti e le spese di mitigazione, che possono contribuire a ridurre le emissioni e quindi l’aumento delle temperature”.
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