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Pnrr, Cottarelli: Ci vuole tempo per aumento capacità produttiva, difficile revisione

“Il Pnrr dovrebbe avere un impatto sul Pil per due motivi, il primo è perché aumenta la capacità produttiva del Paese – questo è il vero obiettivo di lungo periodo del Piano – che però non si vede immediatamente ma soltanto nel corso del tempo. Quello che si dovrebbe vedere subito è l’effetto sul lato della domanda, della spesa. Più spesa corrisponde a più produzione, però questa va vista nell’insieme di tutte le altre cose che fa lo Stato e alla fine è la spesa complessiva, al netto delle entrate, che conta, ossia è il totale del deficit, l’insieme dei soldi che lo Stato mette nell’economia che determina la spinta sul lato della domanda”. Lo dice l’economista Carlo Cottarelli. In una intervista a La Stampa aggiunge: “Se non ci fosse stata la spesa del Pnrr il deficit sarebbe stato più basso e quindi ci sarebbe stata meno spinta. In realtà se vediamo i dati del 2024 e del 2025 il deficit sta scendendo per la necessità di mettere al sicuro i nostri conti pubblici e credo che senza Pnrr probabilmente avremmo mantenuto lo stesso livello di deficit che tra l’altro tiene conto delle regole europee. L’effetto vero del Pnnr si dovrebbe vedere in realtà nell’aumento della capacità produttiva, ma ci vuole del tempo. Detto questo è anche vero che la qualità delle riforme realizzate non è eccelsa e che ci stiamo realizzando più lentamente del previsto gli investimenti previsti dal Piano”. E ancora sulla possibilità, ventilata dal ministro Tommaso Foti, di una nuva revisione: “Non credo si possa negoziare un’altra revisione con la Commissione. Si capisce farne una perché è cambiato il governo e tra l’altro, nonostante la grancassa che hanno fatto, non è che abbiamo fatto granché, perché hanno spostato solo l’8% dei fondi. Sono stati tagliati posti negli asili nido e soldi ai comuni ed hanno aggiunto un po’ di soldi alle imprese: va bene però, insomma, non hanno fatto cambiamenti enormi. Fare adesso un’altra revisione del Piano, calcolando che siamo a febbraio, che la negoziazione con l’Europa porterebbe via almeno 3-4 mesi e che il piano scade tra 16 mesi, non credo ne valga la pena. Può solo servire al governo ad evitare la brutta figura di dire non ce l’abbiamo fatta”.

redazione

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