I porti restano un pilastro dell’economia italiana, con 481 milioni di tonnellate movimentate nel 2024, in crescita dello 0,7%. Come riporta Affari & Finanza, a dirlo è il 12° rapporto ‘Italian Maritime Economy 2025’ di Srm, centro studi di Intesa Sanpaolo specializzato in trasporto marittimo e commercio internazionale. “I dati dimostrano che non c’è stato un calo dei traffici ma una ridefinizione delle rotte dettata dagli eventi bellici – dice Massimo Deandreis, dg di Srm – C’è stato un calo da Suez e una crescita di Gibilterra per il re-routing. L’Adriatico ha sofferto di più, compensato dal lato tirrenico”. Il Mediterraneo mantiene la centralità, con 25 porti che hanno movimentato 62 milioni di Teu (incremento del 5,1%). «Sono segnali che ci devono far riflettere sull’importanza delle rotte regionali e sulla necessità di strategie per attrarre investimenti in Italia – sottolinea il dg – Penso alle Zone economiche speciali e alle Zone logistiche semplificate, strumenti da potenziare perché aiutano l’ispessimento del tessuto produttivo e il riavvicinamento delle produzioni”. E ancora: “Le opportunità ci sono ma il rischio è la lentezza con cui realizziamo le infrastrutture”. Per l’Italia poi c’è il problema dell’intermodalità. Il numero di treni merci in ambito portuale nel 2024 è diminuito di oltre 3mila unità rispetto al 2022, anno di ripresa post-pandemica, con una perdita di circa il 6% e dello 0,3% sul 2023. “L’intermodalità mare-ferro è il futuro – dice Deandreis – ma servono investimenti per aumentare frequenza e ridurre i costi rispetto alla strada, che resterà essenziale per il door-to-door”.
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