“Altro che prendere o lasciare entro il 27 novembre, sarà ancora lunga. E potrebbe anche non finire”. Così Sergei Markov, politologo e consigliere di Vladimir Putin dal 2011 al 2019, sui tentativi di pace tra Russia e Ucraina. “Tutti faranno pressioni sugli Usa. E dall’interno, Marco Rubio e i repubblicani legati all’industria militare faranno pressioni su Trump, dapprima per prolungare i negoziati, poi per cambiarli rafforzando i punti dell’attuale piano contrari alla Russia”, aggiunge nell’intervista a Il Corriere della Sera. E ancora: “Io ho sempre sostenuto che la demilitarizzazione e la denazificazione sarebbero rimaste come rivendicazione, ma che Putin su quei due temi era tutt’altro che rigido. Mi sembra che stia andando così”. Poi su Volodimir Zelensky: “Anche Trump è convinto che Putin odi Zelensky. Ma io garantisco che vi sbagliate, tutti. Lo disprezza, cosa diversa dall’odio. Non gli riconosce alcuna legittimità. E poi andiamo, lo sanno tutti che dopo Zelensky, e dopo quello che è successo, verrà qualcuno peggio di lui, che odia la Russia ancora di più. Da questo punto di vista, la speranza di molti a proposito del ritorno dell’Ucraina sotto la nostra sfera di influenza non è più attuale”. Markov spiega che Putin “non sta investendo molto sul rapporto con Trump. Cerca di non offenderlo. Io ho proposto di nominare 2-3 laudatores a tempo pieno che di mestiere elogeranno il presidente Usa. C’è Dmitriev che lo sta già facendo, ne serve qualcun altro. Ma poco più di quello. Esiste un atteggiamento fortemente negativo del nostro popolo nei confronti degli ‘yankees’. Le assicuro che al Cremlino fanno molta attenzione agli umori della società. Quindi, mai amici con gli Usa”.
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