Garanzia di sicurezza “per Kiev significa poter contare su tutto quanto fermi la guerra in corso e impedisca alla Russia di lanciare un’altra invasione. La Russia chiede invece che l’Ucraina non entri nella Nato e che il nostro esercito non riceva alcuna assistenza da altri Paesi ma è solo la facciata, Putin vuole in realtà che l’Ucraina non venga riconosciuta come una nazione sovrana, vuole che non esista. Ma se vorrà essere considerato dovrà venire a più miti consigli. La Russia ci ha attaccato senza alcuna provocazione ed è il Paese attaccato ad aver diritto di chiedere garanzie”. Così, intervistato da La Stampa, l’ex ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. “È giusto parlare di impegni più che di garanzie – dice – perché né l’Europa né gli Stati Uniti possono garantire che combatterebbero per noi nel caso fossimo attaccati. Il punto è di cosa parliamo quando parliamo di impegno, e per ora non è chiaro. Fornire armi è una forma di impegno di sicurezza? Lo è fornirne di più oppure assicurare che la fornitura non si interromperà? Riguardo alla suddivisione dei compiti credo che l’Europa potrebbe aver bisogno del supporto americano laddove è più debole, ossia nella difesa aerea, nell’intelligence e nella logistica, per il resto può fare da sola. Resta il tema dell’ingresso dell’Ucraina nell’Ue che noi consideriamo una misura di sicurezza”. L’ingresso nell’Ue, precisa Kuleba, “è per noi parte dell’impegno di sicurezza come per l’Ue l’allargamento è una forma di prevenzione: finché ci sarà una zona grigia a Est, Putin la esplorerà”.
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