“Anche la centrale nucleare di Zaporizhzhia deve tornare agli ucraini. E non è una questione unicamente di diritto internazionale ma di sicurezza”. Così Serhii Plokhy, professore dell’Università di Harvard, tra i più importanti storici ucraini, che nei suoi studi si è concentrato sulle catastrofi nucleari, in testa quella di Chernobyl. In un colloqiio con il Corriere della Sera spiega: “Zaporizhzhia è davvero molto vicina alla linea del fronte, ed è chiaro che i russi la controllano e la usano per scopi militari, come rifugio sicuro, come riparo dagli attacchi ucraini. Ma non la possono utilizzare per produrre elettricità per i territori occupati. In assenza di un trattato di pace o di un armistizio, è impossibile che l’impianto funzioni di nuovo. Questa potrebbe essere una leva perché Mosca almeno valuti la proposta proveniente dall’Ucraina e dagli Stati Uniti. Washington propone che la centrale passi sotto il controllo americano e, una volta ripresa la produzione, l’elettricità sia divisa tra l’Ucraina e i territori occupati dalla Russia nell’Ucraina meridionale”. Ma ci sono ostacoli a questo piano: “Sì, anche se si arrivasse ad una pace o ad una tregua, il processo per riavviare i reattori sarebbe molto, molto lungo”.
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